Gli early warning per le banche e il nuovo Codice della Crisi
L’esigenza di anticipare il momento di rilevazione della crisi è un tema che da qualche anno riguarda il sistema bancario.

Diversi provvedimenti delle autorità bancarie mirano proprio a costituire sistemi che consentano alle banche di agire preventivamente con procedure di monitoraggio in grado di prevedere il deterioramento degli asset con largo anticipo e un approccio forward looking.

Le Linee Guida sulla gestione dei crediti deteriorati, prima della BCE (2017) poi dell’EBA (2018), prevedono un rafforzamento della struttura delle banche proprio per intercettare precocemente situazioni di crisi. Gli istituti finanziari con un’incidenza degli NPL sul loro capitale superiore al 5% devono dotarsi di un’organizzazione che segua l’evolversi della condizione dei prestiti fin dall’origine, con una visione di breve, medio e lungo periodo.

Elemento chiave è lo sviluppo di un sistema proattivo di monitoraggio basato su sistemi di early warning che consentano di valutare in maniera prospettica la riduzione di valore dei prestiti. Anche la stesura dei nuovi principi contabili IFRS 9 sulle procedure di impairment da parte dell’International Accounting Standard Board (IASB) va in questa direzione.

Con l’applicazione dei nuovi criteri, la rilevazione delle perdite di valore non è più vincolata all’insorgere di particolari eventi che dimostrino la dubbia esigibilità dei flussi di cassa originariamente concordati, ma deve essere graduale con la progressiva riduzione della probabilità di incasso del credito.

Il modello di impairment IFRS 9 prevede la suddivisione dei crediti in tre ‘stage’, in funzione del peggioramento della loro qualità rispetto al momento della loro rilevazione iniziale. Per ciascun livello è previsto un diverso importo da accantonare. In particolare, le banche devono individuare una classe di crediti che hanno subito un notevole aumento del rischio di credito, ma per le quali non vi è evidenza oggettiva di uno status di deterioramento. Per queste posizioni è necessario registrare tutte le perdite attese che potrebbero essere sostenute lungo la vita residua del credito (Lifetime expcted loss).

Nelle “Linee Guida sui crediti deteriorati”, la BCE evidenzia l’importanza per le banche di dotarsi di sistemi di early warning. Per monitorare i prestiti in bonis e prevenire il decadimento della qualità dei crediti (rischio di uno scivolamento dallo stage 1 a stage 2) gli istituti finanziari devono disporre di procedure e flussi informativi interni adeguati a individuare precocemente e a gestire situazioni in via di deterioramento, allo scopo di prevenire l’attivazione di UTP aggiuntivi (stage 3). Secondo gli Orientamenti dell’EBA le banche devono sviluppare indicatori quantitativi e qualitativi (early warning indicator, EWI), in grado di individuare tempestivamente un aumento del rischio di credito, per consentire la rapida attivazione di procedure di recupero. Tra gli EWI, vi è anche il DSCR, che le banche generalmente stimano attraverso un calcolo che parte dal livello dei margini operativi lordi delle imprese. Si tratta di una stima subottimale rispetto al calcolo del DSCR basato su informazioni di tesoreria, che offre segnali caratterizzati da un maggior grado di tempestività e maggiormente predittivi.

Secondo l’EBA è quindi importante che le imprese si dotino di sistemi di tesoreria che consentano alle banche di avere una visione dettagliata e tempestiva dell’andamento dei flussi di cassa dei debitori.

In questa logica, il Codice della Crisi rappresenta un’importante opportunità per le banche italiane. Sono allo studio iniziative che spingano gli affidati delle banche a installare software di tesoreria, con cui sarebbe possibile alimentare i sistemi di monitoraggio bancari. La disponibilità di dati relativi alla fatturazione elettronica, così come la PSD2 (Payment Services Directive 2), costituiscono flussi digitalizzati e standardizzati con cui è possibile alimentare i sistemi di early warning, riducendo i costi di acquisizione delle informazioni.

Estratto dal "Rapporto Cerved PMI 2019"

 

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Francesco Cacchiarelli economista di impresa

Iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Viterbo, al numero 084 sezione A, anzianità 1989

Iscritto nel Registro dei Revisori Legali MEF, al numero 103287 sezione A, anzianità 1999

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Il Codice della Crisi rappresenta un'importante opportunità per le banche italiane per diversi motivi tra cui:

Maggiori strumenti di monitoraggio: Il Codice della Crisi promuove l'implementazione di sistemi di early warning e di monitoraggio finanziario più sofisticati. Questo offre alle banche la possibilità di raccogliere e analizzare una maggiore quantità di dati finanziari, consentendo loro di identificare tempestivamente i segnali di deterioramento finanziario delle imprese e dei debitori. Ciò permette alle banche di intervenire in modo preventivo e adottare misure correttive in anticipo, riducendo così il rischio di esposizione a crediti inadempiuti.

Migliore gestione del rischio di credito: Il Codice della Crisi richiede alle banche di dotarsi di sistemi e procedure che consentano di valutare e gestire in modo più accurato il rischio di credito. Le banche devono identificare tempestivamente le situazioni di crisi finanziaria e adottare misure adeguate per ridurre l'impatto negativo sui loro bilanci. Ciò permette alle banche di proteggere i propri interessi finanziari e di mantenere la solidità del sistema bancario nel suo complesso.

Maggiore efficienza operativa: Il Codice della Crisi incoraggia l'utilizzo di strumenti digitali e di flussi di dati standardizzati per la gestione delle crisi finanziarie. Questo permette alle banche di automatizzare alcune delle attività di monitoraggio e di valutazione del rischio, riducendo così i tempi e i costi associati a tali processi. Inoltre, l'utilizzo di sistemi digitali e di dati standardizzati favorisce una maggiore coerenza e trasparenza nelle procedure di gestione delle crisi finanziarie, semplificando la comunicazione e la collaborazione tra le banche e le autorità di vigilanza.

Migliore gestione delle crisi finanziarie: Il Codice della Crisi stabilisce linee guida chiare e procedure per la gestione delle crisi finanziarie. Ciò offre alle banche un quadro normativo solido e definito da seguire in caso di situazioni di crisi. Le banche italiane possono trarre vantaggio da questo quadro normativo, poiché fornisce orientamenti su come affrontare le crisi finanziarie in modo efficace e coordinato. Inoltre, il Codice della Crisi promuove una maggiore cooperazione tra le banche e le autorità di vigilanza, facilitando così la risoluzione delle crisi finanziarie in modo più efficiente e rapido.