Lo staff di tusciafisco.it, in collaborazione con la casa editrice Start Press Nativi Digitali, pubblica la nuova collana gratuita di e-book "Start PMI".
 
L'e-book - diffuso in forma gratuita - si avvale del procedimento denominato Project Mirror Intelligence (PMI Method) – elaborato dal gruppo Tusci@network – che ha l’obiettivo di fornire al navigatore una selezione ragionata di informazioni di natura economico–statistica in grado di riflettere la situazione contingente del “Sistema–Italia”. Tale selezione è stata operata da Francesco Cacchiarelli e Riccardo Cerulli.
 
L’Instant Book “Start PMI” ha cadenza mensile. I dati contenuti in questo numero sono aggiornati al 24/1/2017 (link alla pagina dell'e-book)
 
Indice Start PMI instant book gennaio 2017:
  1. Occupati e disoccupati – ISTAT – novembre 2016
  2. Produzione industriale – ISTAT – novembre 2016
  3. Commercio estero e prezzi all’import – ISTAT – novembre 2016
  4. Indagine sulla produzione industriale – Confindustria – 13/1/2017
  5. Consumi e prezzi – Confcommercio – gennaio 2017
  6. Osservatorio prezzi e consumi – Ministero dello Sviluppo Economico – novembre 2016
  7. Monthly Outlook – ABI – gennaio 2017
​Tags: ebook area fiscale, ebook area aziendale, ebook area economica
1. Occupati e disoccupati – ISTAT – novembre 2016
- Nel mese di novembre la stima degli occupati è in lieve crescita rispetto a ottobre (+0,1%, pari a +19 mila unità). L’aumento riguarda le donne e le persone ultracinquantenni. Aumentano, in questo mese, gli indipendenti e i dipendenti permanenti, calano i lavoratori a termine. Il tasso di occupazione è pari al 57,3%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre.
- I dati mensili confermano un quadro di sostanziale stabilità dei livelli complessivi che si protrae da alcuni mesi: nel periodo settembre-novembre si registra un lieve calo degli occupati rispetto al trimestre precedente (-0,1%, pari a -21 mila). Il calo interessa gli uomini, le persone tra 15 e 49 anni e i lavoratori dipendenti, mentre si rilevano segnali di crescita per le donne e gli over 50.
- La stima dei disoccupati a novembre è in aumento (+1,9%, pari a +57 mila), dopo il calo dello 0,6% registrato nel mese precedente. L’aumento è attribuibile a entrambe le componenti di genere e si distribuisce tra le diverse classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione è pari all’11,9%, in aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile.
- La maggiore partecipazione al mercato del lavoro a novembre, in termini sia di occupati sia di persone in cerca di lavoro, si associa al calo della stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -93 mila). Il calo interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età. Il tasso di inattività scende al 34,8%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali.
- Nel periodo settembre-novembre al lieve calo degli occupati si accompagna la crescita dei disoccupati (+2,4%, pari a +72 mila) e il calo delle persone inattive (-0,6%, pari a -78 mila).
- Su base annua si conferma la tendenza all’aumento del numero di occupati (+0,9% su novembre 2015, pari a +201 mila). La crescita tendenziale è attribuibile quasi esclusivamente ai lavoratori dipendenti (+193 mila, di cui +135 mila i permanenti) e si manifesta sia per le donne sia per gli uomini, concentrandosi esclusivamente tra gli over 50 (+453 mila). Nello stesso periodo aumentano i disoccupati (+5,7%, pari a +165 mila) e calano gli inattivi (-3,4%, pari a -469 mila).
Differenze di genere
A novembre l’aumento degli occupati rispetto al mese precedente è attribuibile alla componente femminile (+0,3%) a fronte di un lieve calo per quella maschile (-0,1%). Il tasso di occupazione maschile scende al 66,3% (-0,1 punti percentuali), mentre quello femminile sale al 48,3% (+0,2 punti).
L’aumento della disoccupazione nell’ultimo mese coinvolge sia gli uomini (+2,3%) sia le donne (+1,3%). Il tasso di disoccupazione maschile sale all’11,4% (+0,2 punti percentuali), mentre quello femminile si attesta al 12,7%, in aumento di 0,1 punti.
Il calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni nell’ultimo mese riguarda sia la componente maschile sia quella femminile (-0,7% per entrambe). Il tasso di inattività maschile, pari al 24,9%, diminuisce di 0,2 punti percentuali, mentre quello femminile si attesta al 44,6%, in calo di 0,3 punti.
Nel periodo settembre-novembre, tra gli uomini calano sia il tasso di occupazione sia quello di inattività (entrambi di 0,2 punti percentuali), mentre aumenta il tasso di disoccupazione (+0,4 punti). Tra le donne, nello stesso periodo, aumenta il tasso di occupazione (+0,1 punti), cala il tasso di inattività (-0,1 punti) e rimane stabile quello di disoccupazione.
Nel confronto con novembre 2015, il tasso di occupazione cresce per entrambe le componenti di genere (+0,3 punti percentuali quello maschile, +0,9 punti quello femminile). Ugualmente il tasso di disoccupazione cresce sia per gli uomini (+0,5 punti) sia per le donne (+0,4 punti), mentre il tasso di inattività è in calo per entrambe le componenti (-0,8 punti quello maschile, -1,3 punti quello femminile).
Occupazione dipendente e indipendente
La crescita dell’occupazione nel mese di novembre è determinata dai lavoratori dipendenti permanenti (+0,1%, pari a +12 mila) e dagli indipendenti (+0,3%, pari a +16 mila). Si registra invece un calo dei dipendenti a termine (-0,4%, pari a -10 mila).
Nel periodo settembre-novembre l’occupazione cala tra i dipendenti (-0,1%, pari a -21 mila) mentre rimane stabile tra gli indipendenti. Tra i dipendenti, il calo coinvolge sia i permanenti (-0,1%, pari a -9 mila) sia quelli a termine (-0,5%, pari a -12 mila).
Su base annua si conferma la forte crescita dei dipendenti (+1,1%, pari a +193 mila) e si rileva un lieve aumento anche tra gli indipendenti (+0,1%, pari a +7 mila). La crescita dei dipendenti riguarda sia quelli permanenti (+0,9%, pari a +135 mila) sia quelli a termine (+2,5%, pari a +58 mila).
La partecipazione al mercato del lavoro per classi di età
A novembre il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati), è pari al 39,4%, in aumento di 1,8 punti percentuali rispetto al mese precedente. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono per definizione esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi. L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 10,6% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza risulta in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto a ottobre. Il tasso di occupazione dei 15-24enni diminuisce di 0,1 punti percentuali, mentre quello di inattività cala di 0,6 punti.
Nelle restanti classi di età il tasso di occupazione a novembre cala tra i 25-34enni (-0,4 punti percentuali), rimane stabile tra i 35-49enni e cresce tra gli ultracinquantenni (+0,5 punti). Il tasso di disoccupazione cresce tra i 25-34enni (+0,8 punti) e i 35-49enni (+0,1 punti), mentre diminuisce nella classe 50-64 anni (-0,5 punti). Il tasso di inattività cala in tutte le classi di età (-0,2 punti tra i 25-34enni e gli ultracinquantenni, -0,1 punti tra i 35-49enni).
Guardando alla media degli ultimi tre mesi il tasso di occupazione cala nelle classi più giovani (-0,1 punti percentuali tra i 15-24enni, -0,7 punti tra i 25-34enni) e aumenta tra gli ultratrentacinquenni (+0,1 punti nella classe 35-49 anni, +0,3 punti nella classe 50-64). Il tasso di disoccupazione cresce tra le persone di 15-49 anni (+0,5 punti nella classe 15-24 anni, +1,0 punti tra i 25-34enni, +0,2 punti tra i 35 e i 49 anni), mentre cala di 0,1 punti per gli over 50. Il tasso di inattività rimane stabile nella classe più giovane mentre diminuisce nelle restanti classi (-0,1 punti tra i 25-34enni, -0,3 punti tra gli ultratrentacinquenni).
Nell’arco di un anno il tasso di occupazione risulta stabile tra i giovani di 15-24 anni, in calo tra i 25-34enni (-0,5 punti percentuali) e in aumento nella classe 35-49 anni (+0,3 punti) e soprattutto nella classe 50-64 anni (+2,1 punti). Il tasso di disoccupazione cala tra gli ultracinquantenni (-0,5 punti) e cresce nelle restanti classi (+1,6 punti tra i 15-24enni, +1,8 punti tra i 25-34enni, +0,6 punti tra i 35-49enni). Il tasso di inattività cala in tutte le classi di età con variazioni comprese tra -0,7 punti dei giovani di 15-24 anni e -1,9 punti degli ultracinquantenni.
2. Produzione industriale – ISTAT – novembre 2016
- A novembre 2016 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,7% rispetto ad ottobre. Nella media del trimestre settembrenovembre 2016 la produzione è aumentata dello 0,9% rispetto al trimestre precedente.
- Corretto per gli effetti di calendario, a novembre 2016 l’indice è aumentato in termini tendenziali del 3,2% (i giorni lavorativi sono stati 21 come a novembre 2015). Nella media dei primi undici mesi dell’anno la produzione è cresciuta dell’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
- L’indice destagionalizzato mensile presenta variazioni congiunturali positive nei raggruppamenti dell’energia (+2,4%), dei beni intermedi (+1,1%) e dei beni strumentali (+0,8%); diminuiscono invece i beni di consumo (-0,9%).
- In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano una marcata variazione positiva nel comparto dell’energia (+10,6%); aumentano anche i beni strumentali (+3,9%) e i beni intermedi (+2,4%) mentre una variazione negativa segnano i beni di consumo (-0,1%).
- Per quanto riguarda i settori di attività economica, a novembre 2016 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+14,5%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+6,7%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+5,8%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-5,0%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati e della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (entrambi -4,3%).
Raggruppamenti principali di industrie
L’indice destagionalizzato, a novembre 2016, registra variazioni congiunturali positive nei comparti
dell’energia (+2,4%), dei beni intermedi (+1,1%) e dei beni strumentali (+0,8%). Segnano invece una variazione negativa i beni di consumo (-0,9%).
Gli indici corretti per gli effetti di calendario presentano, a novembre 2016, variazioni tendenziali
positive nei raggruppamenti dell’energia (+10,6%), dei beni strumentali (+3,9%) e dei beni intermedi (+2,4%). Una variazione negativa registrano invece i beni di consumo (-0,1%).
I maggiori contributi all’aumento tendenziale dell’indice generale (calcolato sui dati grezzi) vengono dalle componenti dei beni strumentali e dell’energia, entrambi +1,2 punti percentuali.
Settori di attività economica
Nel confronto tendenziale, nel mese di novembre 2016, l’indice corretto per gli effetti di calendario segna i maggiori incrementi nei settori della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+14,5%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+6,7%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+5,8%). Le diminuzioni più ampie riguardano i settori delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-5,0%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati e della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (entrambi -4,3%).
3. Commercio estero e prezzi all’import – ISTAT – novembre 2016
- Rispetto al mese precedente, a novembre 2016 si registra un aumento sia per le esportazioni (+2,2%) sia per le importazioni (+1,7%). Il surplus commerciale è di 4,2 miliardi (+4,0 miliardi a novembre 2015).
- L’aumento congiunturale dell’export è trainato dalle vendite verso i mercati extra Ue (+3,4%) e in misura minore da quelle verso l’area Ue (+1,2%). Tutti i principali raggruppamenti di industrie sono in espansione a eccezione dei beni di consumo durevoli (-0,9%), che registrano un leggero calo.
- Nel trimestre settembre-novembre 2016, rispetto al trimestre precedente, l’aumento dell’export (+0,9%) coinvolge entrambe le principali aree di sbocco, con una crescita più intensa per i paesi extra Ue (+1,7%), rispetto all’area Ue (+0,4%). Le importazioni (+1,2%) crescono in misura lievemente più ampia delle esportazioni.
- A novembre 2016 la crescita tendenziale dell’export (+5,7%) riguarda con analoga intensità sia l’area Ue (+5,7%) sia quella extra Ue (+5,6%); l’incremento dell’import (+5,6%) è principalmente determinato dall’area Ue (+8,1%).
- Le vendite di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+18,4%), di autoveicoli (+13,7%) e di sostanze e prodotti chimici (+13,4%) sono in forte aumento. Dal lato dell’import, aumenti rilevanti riguardano gli autoveicoli (+27,8%), i mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+12,3%) e i macchinari e apparecchi n.c.a. (+11,6%).
- A novembre 2016 le esportazioni verso Stati Uniti (+15,3%), Giappone (+14,1%) e Cina (+12,8%) registrano una marcata crescita tendenziale. Si segnala anche, tra i paesi dell’area Ue, la crescita delle vendite verso Repubblica ceca (+12,7%), Romania (+9,1%) e Germania (+7,0%).
- Nei primi undici mesi dell’anno l’avanzo commerciale raggiunge 45,8 miliardi, con un incremento di 9,6 miliardi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+69,5 miliardi al netto dei prodotti energetici, con una crescita di 1,9 miliardi rispetto al 2015); gli andamenti tendenziali dei flussi sono pari a +0,7% in valore e +1,0% in volume per l’export e, rispettivamente, -2,0% e +3,1% per l’import.
- Nel mese di novembre 2016 l’indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali rimane invariato rispetto al mese precedente, aumentando dello 0,2% al netto dei prodotti energetici; su base tendenziale si confermano invece tendenze deflazionistiche (-0,3% nei confronti di novembre 2015), che risultano tuttavia sempre meno intense.
Prodotti esportati e importati
A novembre 2016, l’incremento congiunturale dell’export (+2,2%) è da ascrivere alla crescita delle vendite di beni strumentali (+1,9%), beni intermedi (+1,9%), energia (+21,0%) e beni di consumo non durevoli (+1,8%). La crescita delle importazioni (+1,7%) è determinata dai beni strumentali (+3,0%) e dall’aumento degli acquisti di beni intermedi e di beni di consumo non durevoli (+2,1% entrambi).
L’aumento tendenziale delle esportazioni (+5,7%) è più marcato per prodotti energetici (+10,5%), beni di consumo non durevoli (+8,3%) e beni intermedi (+6,1%).
A novembre 2016 il saldo commerciale è positivo (+4,2 miliardi), in aumento rispetto a novembre 2015 (+4,0 miliardi). Al netto dei prodotti energetici, la bilancia commerciale è attiva per 6,5 miliardi.
Nel mese di novembre 2016 l’aumento tendenziale delle esportazioni (+5,7%) ha riguardato, soprattutto, le vendite di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+18,4%), autoveicoli (+13,7%), sostanze e prodotti chimici (+13,4%) e articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+12,0%).
Dal lato delle importazioni (+5,6%) sono in rilevante crescita gli acquisti di autoveicoli (+27,8%) e di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+12,3%).
Paesi partner nel commercio estero
Nel mese di novembre 2016, la crescita congiunturale dell’export (+2,2%) è determinata principalmente dall’aumento delle vendite verso l’area extra Ue (+3,4%) e in misura minore da quelle verso l’area Ue (+1,2%). La crescita dell’import (+1,7%), rispetto al mese precedente, è da ascrivere sia all’area Ue (+2,0%) sia a quella extra Ue (+1,4%). Nel trimestre settembre-novembre 2016, l’aumento dell’export (+0,9%) è più marcato per le vendite verso l’area extra Ue (+1,7%) rispetto a quelle verso l’area Ue (+0,4%). Nello stesso periodo l’incremento congiunturale dell’import (+1,2%) è dovuto sia all’area Ue (+1,6%) sia a quella extra Ue (+0,6%).
La crescita tendenziale dell’export (+5,7%) è molto sostenuta verso Stati Uniti (+15,3%), Giappone (+14,1%), Cina (+12,8%), Repubblica ceca (+12,7%) e Romania (+9,1%). L’incremento dell’import (+5,6%) è determinato principalmente dal forte aumento degli acquisti da Repubblica ceca (+20,1%), Belgio (+19,3%), India (+18,9%), Spagna (+18,3%) e Turchia (+17,4%).
Analisi congiunta per prodotto e paese
La crescita tendenziale dell’export è spiegata per 1,3 punti percentuali dall’aumento delle vendite di mezzi di trasporto verso gli Stati Uniti e di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti verso la Germania. La diminuzione delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici verso il Belgio e di computer, apparecchi elettronici e ottici verso Francia, Svizzera e Spagna rallenta di oltre mezzo punto percentuale la crescita dell’export.
Gli acquisti di sostanze e prodotti chimici dal Belgio e di autoveicoli da Spagna, Germania e Turchia spiegano per quasi due punti percentuali la crescita dell’import. Contrasta l’incremento tendenziale delle importazioni per 0,6 punti percentuali la diminuzione degli acquisti di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti dalla Cina e di gas naturale dai Paesi Bassi.
Valori medi unitari e volumi all’export e all’import
A novembre 2016 si rileva una crescita tendenziale dei valori medi unitari all’export (+1,4%) e una diminuzione all’import (-1,3%). I volumi scambiati sono in aumento sia per le importazioni (+6,9%) sia per le esportazioni (+4,2%).
L’aumento dei valori medi unitari all’export è determinato principalmente dalla crescita registrata per i paesi dell’area extra Ue (+2,6%). La flessione all’import è determinata dalla forte riduzione rilevata per i paesi dell’area extra Ue (-3,1%). L’aumento dei volumi esportati interessa tutti i raggruppamenti principali di industrie a eccezione dei beni di consumo durevoli (-2,3%).
Prezzi all’importazione dei prodotti industriali
Nel mese di novembre 2016 l’indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali rimane invariato rispetto al mese precedente e diminuisce dello 0,3% nei confronti di novembre 2015.
L’indice dei prezzi all’importazione dei beni di consumo segna a novembre 2016, rispetto al mese precedente, un aumento dello 0,2% per il mercato totale e per l’Area euro e un aumento dello 0,3% per l’Area non euro. Rispetto a novembre 2015 si ha una diminuzione dello 0,6% per il mercato totale, dello 0,8% per l’Area euro e dello 0,5% per l’Area non euro.
Il raggruppamento dei beni strumentali, in termini congiunturali, presenta un aumento dello 0,1% per il mercato totale e una variazione nulla sia per l’Area euro che per quella non euro; in termini tendenziali l’indice aumenta dello 0,1% per il mercato totale e dello 0,4% per l’Area non euro mentre diminuisce dello 0,1% per l’Area euro.
Per i beni intermedi l’indice dei prezzi registra, in termini congiunturali, un aumento dello 0,2% per il mercato totale sia per l’Area euro che per l’Area non euro; rispetto a novembre 2015 l’indice registra una diminuzione dell’1,0% per il mercato totale, dello 0,2% per l’Area euro e dell’1,9% per l’Area non euro.
L’indice dei prezzi all’importazione relativo all’energia registra, rispetto al mese precedente una diminuzione dello 0,8% per il mercato totale e per l’Area non euro mentre aumenta dello 0,4% per l’Area euro; in termini tendenziali l’indice registra un aumento dell’1,4% per il mercato totale e per le importazioni provenienti dall’Area non euro, rimane invariato per quelle riferite all’Area euro.
Settori di attività economica
I prezzi all’importazione segnano, nell’ambito delle attività manifatturiere, il tasso di crescita tendenziale più elevato, per quel che riguarda l’Area euro, nei settori della fabbricazione di mezzi di trasporto (+1,7%) e della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+0,2%) mentre, per l’Area non euro, nei settori delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+2,5%) e nei settori della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+1,0%). Il calo tendenziale più marcato risulta per l’Area euro nel settore della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-3,4%) e per quella non euro nell’industria del legno, della carta e stampa (-3,8%).
4. Indagine sulla produzione industriale – Confindustria – 13/1/2017
Diminuisce l’attività in dicembre: -0,4% su novembre
♦ Il CSC rileva una variazione della produzione industriale di -0,4% in dicembre su novembre, quando c’è stato un aumento dello 0,7% su ot-tobre, comunicato ieri dall’ISTAT.
♦ Nel quarto trimestre del 2016 si stima un incre-mento dello 0,5% congiunturale (+1,3% nel ter-zo trimestre). Il primo trimestre del 2017 eredita da fine 2016 una variazione congiunturale nulla.
♦ Nel 2016 l’attività è cresciuta dell’ 1,4% annuo (dato corretto per gli effetti di calendario), in accelerazione dal +1,1% nel 2015.
♦ La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è aumentata del 2,1% su dicembre 2015; in novembre si era avuto un in-cremento del 3,2% sullo stesso mese dell’anno precedente.
♦ Gli ordini in volume hanno registrato una cresci-ta dello 0,7% su novembre e del 2,8% sui dodici mesi. In novembre erano aumentati dello 0,5% su ottobre e dell’1,2% su novembre 2015.
♦ Sono favorevoli le indicazioni provenienti dalle indagini qualitative sul manifatturiero e lasciano intravedere incrementi di attività nei prossimi mesi. In dicembre l’ISTAT ha rilevato un miglio-ramento del saldo dei giudizi sugli ordini (a -12 da -14) grazie soprattutto alla componente este-ra; sono più ottimistiche anche le attese a 3 me-si di produzione (saldo a 12 da 10) e ordini (15 da 12, massimo dal 2011). Indicazioni positive vengono pure dall’indagine presso i direttori de-gli acquisti (IHS-Markit): il PMI manifatturiero è salito in dicembre a 53,2 (da 52,2), con la com-ponente ordini in accelerazione al massimo da sei mesi (54,7 da 53,2).
5. Consumi e prezzi – Confcommercio – gennaio 2017
L’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha registrato a novembre 2016 una crescita dello 0,1% rispetto ad ottobre e dello 0,3% su base annua.
L’evoluzione dell’ultimo mese ha confermato, anche in termini di media mobile a tre mesi, la stabilizzazione della domanda da parte delle famiglie, che mantengono un atteggiamento prudente verso il consumo in linea con un sentiment che, nonostante sia tornato a crescere a dicembre dopo quattro mesi, si mantiene su livelli inferiori rispetto all’inizio del 2016.
Le incertezze dell’attuale quadro congiunturale si sono riflesse sul clima di fiducia degli imprenditori il cui indice ha registrato, sempre a dicembre, un peggioramento, sintesi di dinamiche settoriali diversificate: gli operatori del commercio al dettaglio e dell’industria manifatturiera hanno espresso, infatti, giudizi positivi, mentre tra quelli delle costruzioni e dei servizi di mercato è prevalso il pessimismo.
Il moderato miglioramento rilevato tra gli imprenditori del manifatturiero, il cui clima di fiducia è tornato sui valori di fine 2015, riflette la contenuta tendenza all’incremento dei livelli di attività ed un andamento degli ordini che sembra indicare il permanere di un’evoluzione moderatamente positiva anche all’inizio del 2017.
La tendenza ad un incremento contenuto dell’attività economica, con elementi di discontinuità tra i diversi settori, si continua a tradurre in un’evoluzione del mercato del lavoro che, seppure con toni non particolarmente brillanti, evidenzia un complessivo miglioramento. A novembre, stando alle prime stime, il numero di occupati ha registrato un aumento di 19mila unità sul mese precedente. In termini annui, il confronto presenta una crescita di 201mila unità. Nello stesso mese il numero di persone in cerca di occupazione è aumentato di 57mila unità, evoluzione che ha portato ad un contenuto aumento del tasso di disoccupazione, riflettendo anche la tendenza a porsi sul mercato del lavoro da parte di persone che in passato erano risultate meno attive.
Il dato dell’ultimo mese ha portato ad un incremento degli occupati nella media degli undici mesi del 2016 pari a 268mila unità, la crescita più consistente degli ultimi anni, con una partecipazione al mercato del lavoro che si attesta ai massimi storici. Il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro è consolidato dal permanere di una tendenza alla progressiva riduzione delle ore di CIG
autorizzate (-27,5% a novembre su base annua, -15% nel complesso dei primi undici mesi del 2016).
LE DINAMICHE CONGIUNTURALI
Il modesto incremento registrato in termini congiunturali dall’ICC a novembre è derivato da un aumento sia della domanda relativa ai beni, cresciuta dello 0,2% dopo il calo di ottobre, sia della componente relativa ai servizi (+0,1%).
Per quanto riguarda le singole macro-funzioni di spesa, l’unica variazione positiva di un certo rilievo si è riscontrata per i beni e servizi per la mobilità (+1,0%), che hanno recuperato, in parte, la perdita che si è registrata nel mese precedente, grazie all’incremento delle vendite di auto e moto ai privati. Valori positivi hanno riguardato anche la spesa per i beni e i servizi per le comunicazioni (+0,5%) e quella per i beni e i servizi per la cura della persona (+0,2%).
Stabile è risultata la domanda per i beni e i servizi ricreativi, per i beni e servizi per la casa, in stagnazione da agosto, per gli alimentari, le bevande e i tabacchi. In contenuta diminuzione sono risultate sia la spesa per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (-0,1%), sia la spesa per l’abbigliamento e le calzature (-0,2%).
LE DINAMICHE TENDENZIALI
La dinamica tendenziale dell’ICC di novembre ha mostrato una crescita dello 0,3%, un dato lievemente inferiore a quello di ottobre. Questo risultato sintetizza una crescita significativa della domanda di servizi (+1,6%) a cui ha corrisposto un calo dello 0,3% della spesa per i beni.
A novembre gli aumenti più significativi, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, si sono riscontrati per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa, cresciuti dell’1,9%, e per i beni e i servizi per le comunicazioni (+1,6%), risultati che hanno rafforzato i dati positivi già registrati ad ottobre.
Più contenuto è stato l’incremento, su base annua, della domanda di beni e servizi per la cura della persona (+0,4%) e di beni e i servizi ricreativi (+0,2%).
In riduzione, anche a novembre, è risultata la spesa per l’abbigliamento e calzature (-1,1%), segmento che dopo la contenuta ripresa del 2015 è tornato ormai da alcuni mesi a registrare un ridimensionamento della domanda.
Modeste riduzioni si osservano per i beni e i servizi per la casa (-0,2%), per gli alimentari, le bevande e i tabacchi (-0,2%) e per i beni e di servizi per la mobilità (-0,1%), tornati a dinamiche negative dopo quasi due anni.
LE TENDENZE A BREVE TERMINE DEI PREZZI AL CONSUMO
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di gennaio 2017 si stima, rispetto a dicembre, un aumento dello 0,2%. Nel confronto con gennaio del 2016 la variazione del NIC dovrebbe attestarsi al +0,9%,
un valore che non si registrava da settembre 2013.
6. Osservatorio prezzi e consumi – Ministero dello Sviluppo Economico – novembre 2016
• Nel mese di novembre 2016, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% rispetto a novembre 2015 (era -0,2% a ottobre) e diminuisce dello 0,1% su base mensile.
• Il tasso d'inflazione nella media dei Paesi dell’Area Euro sale, a novembre 2016, allo 0,6% su base annuale; sale anche in Italia attestandosi allo 0,1%. Il differenziale con l’Eurozona per il mese di ottobre risulta essere così di 5 decimi di punto percentuale.
• Nel mese di novembre la spesa delle famiglie destinata alle tariffe pubbliche è rincarata dello 0,1% in confronto ad ottobre, mentre su base annua i ritmi di crescita si riportano sui massimi dall’inizio dell’anno oltre il punto percentuale (+1,3% tendenziale), per effetto del percorso di accelerazione che ha interessato i corrispettivi di competenza delle amministrazioni centrali. Nel complesso, la portata della dinamica attuale si pone in forte discontinuità rispetto a fasi storiche del passato.
• Prosegue la fase di incertezza per la nostra economia con segnali di rallentamento dei consumi, accompagnati da un aumento significativo del potere d’acquisto delle famiglie e dal miglioramento tendenziale dell’occupazione. Questa è la fotografia fornita nella nota mensile ISTAT di Novembre sull’andamento dell’economia italiana che sottolinea, tra l’altro, come l’indicatore anticipatore dell’attività economica, mostri dei lievi segnali di recupero, delineando un’auspicabile stabilizzazione del ritmo di crescita.
• L’analisi dei prezzi nei principali comparti dell’agroalimentare all’ingrosso, compiuta attraverso i listini pubblicati dalle Camere di Commercio, ha mostrato a novembre una nuova forte crescita dei listini all’ingrosso degli oli di oliva, sulla scia del peggioramento delle stime produttive. Ancora un segno “più” anche per i prodotti lattiero caseari, con nuovi aumenti su base mensile sia per il latte che per i formaggi. Nelle carni, si è fermato il rialzo dei prezzi delle carni di pollo mentre, sempre nel comparto delle carni bianche, si sono registrati incrementi per carni di tacchino e di coniglio. In calo, invece, le carni suine che però mantengono un divario positivo rispetto allo scorso anno.
• Dall’analisi dei dati Istat, con riguardo ai segmenti di consumo dell’Indice NIC, i maggiori incrementi nella crescita dei prezzi sono stati registrati, come nel mese precedente, per i certificati di nascita, matrimonio e morte ed il trasporto marittimo; i più significativi rallentamenti si sono registrati per alcuni prodotti tecnologici, il gas di città e gas naturale e per alcuni prodotti alimentari freschi.
• A novembre 2016 il petrolio Brent cala di 3,5 euro al barile, tornando sui valori dell’estate ed un livello simile allo stesso mese dello scorso anno, anche se superiore del 46% rispetto a gennaio 2016; in media mensile il tasso di cambio tra l’euro e il dollaro statunitense è sceso a quota 1,08.
• La benzina a monte di tasse ed accise costa in Italia 0,478 €/lt, in aumento del 2% su base annua. Il diesel vale 0,467 €/lt. in calo del 3% in termini tendenziali; negativo lo stacco con la media dell’Area Euro.
• La benzina pagata dai consumatori scende a 1,472 €/litro mentre il diesel al consumo costa 1,324 €/litro; sia la benzina che diesel fanno registrare un aumento dell’1% su base annua.
1. DATI DI CONFRONTO CON L’EUROPA
1.1. I prezzi al consumo nei Paesi dell’Area Euro
Nel mese di novembre 2016 il tasso d'inflazione nella media dei Paesi dell’Area Euro si attesta allo 0,6% su base annuale, lievemente in salita rispetto al mese precedente mentre scende su base mensile a -0,1%.
In Italia, l’IPCA sale dello 0,1% su base annua mentre, su base mensile, scende a -0,2%. Il differenziale con l’Eurozona per il mese di ottobre risulta essere così di 5 decimi di punto percentuale.
In base all’indice IPCA, l’inflazione di fondo tendenziale, calcolata al netto dell’energia e degli alimentari non lavorati, si porta allo 0,5% in Italia, in salita di tre decimi di punto percentuale rispetto ad ottobre u.s.; sale lievemente anche nell’Area euro, tornando allo 0,7%.
Sempre in base all’Indice IPCA, a novembre in Italia, i prezzi dei Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi mostrano un’accelerazione della crescita tendenziale portandosi allo 0,5%; aumentano anche in termini congiunturali attestandosi allo 0,6%. I prezzi dell’Energia registrano una flessione su base annua (-2,9%) meno ampia di quella rilevata a ottobre ed aumentano dello 0,3% su base mensile. I prezzi dei Servizi crescono su base tendenziale dello 0,5% sebbene diminuiscano dello 0,6% su base mensile.
Il differenziale inflazionistico a favore dell’Italia risulta particolarmente significativo per i Trasporti aerei di passeggeri, il Gas ed i Servizi di alloggio; seguono le Attrezzature sportive, articoli da campeggio e per attività ricreative all'aperto, i Servizi telefonici e di telefax, i Servizi culturali, l’Elettricità, gli Oli e grassi, le Acque minerali, bibite analcoliche, succhi di frutta e di ortaggi ed il Trasporto combinato di passeggeri.
Al contrario, il differenziale inflazionistico è sfavorevole all’Italia per i seguenti gruppi di prodotti: Trasporti di passeggeri marittimi e per vie d'acqua interne, Trasporto passeggeri per ferrovia, Viaggi tutto compreso. Seguono le Apparecchiature per l'elaborazione delle informazioni, i Combustibili liquidi, la Raccolta delle acque luride, le Attrezzature telefoniche e di telefax, i Gioielli e orologi, la Fornitura dell'acqua ed i Supporti di registrazione.
A conclusione di questo esame, pare interessante evidenziare come sul versante più favorevole all’Italia si tratti nella maggior parte dei casi di maggiori decrementi (e non minori incrementi) registrati in Italia rispetto ai Paesi UME, mentre nei casi più sfavorevoli si tratti prevalentemente di maggiori aumenti (e non minori decrementi).
2. L’INFLAZIONE IN ITALIA
2.1. A novembre l’andamento dei prezzi dei servizi guida una lieve ripresa dell'inflazione.
Nel mese di novembre 2016, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% rispetto a novembre 2015 (era -0,2% a ottobre) e diminuisce dello 0,1% su base mensile.
La lieve ripresa dell'inflazione è dovuta soprattutto agli andamenti dei prezzi dei servizi, in particolare la ripresa dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7%, la variazione era nulla a ottobre) e l’accelerazione della crescita di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9). Tra i beni, contribuiscono al ritorno in territorio positivo dell’inflazione sia i prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+0,3) sia quelli degli Alimentari non lavorati (+0,2%), bilanciati però dal rallentamento dei prezzi dei Beni durevoli (+0,2%9.
Ulteriori contributi deflazionistici derivano dagli andamenti di altre tipologie di prodotto tra le quali spiccano gli Alimentari non lavorati (-0,4%) e i Servizi ricreativi, culturali e della cura della persona; la cui crescita si azzera.
Sia “l’inflazione di fondo”, calcolata al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, sia l’inflazione al netto dei beni energetici, segnano un’accelerazione della crescita attestandosi entrambe a +0,4.
Considerando i due principali aggregati (beni e servizi), i prezzi dei beni registrano una flessione su base annua (-0,4%) come ad ottobre e i prezzi dei servizi un tasso di crescita tendenziale in accelerazione (+0,5%).
2.2. Tornano ad accelerare le tariffe pubbliche
A cura di Unioncamere e REF Ricerche
Nel mese di novembre la spesa delle famiglie destinata alle tariffe pubbliche è rincarata dello 0,1% in confronto ad ottobre, mentre su base annua i ritmi di crescita si riportano sui massimi dall’inizio dell’anno oltre il punto percentuale (+1,3% tendenziale), per effetto del percorso di accelerazione che ha interessato i corrispettivi di competenza delle amministrazioni centrali.
Nel complesso, è opportuno sottolineare che la portata della dinamica attuale si pone in forte discontinuità rispetto a fasi storiche del passato: in media d’anno il 2016 si chiuderà con una inflazione tariffaria, misurata sull’indice armonizzato dei prezzi al consumo, che sarà la più contenuta degli ultimi quindici anni.
D’altro canto, indicazioni di tutt’altro tenore si colgono dall’andamento delle tariffe energetiche regolamentate, che nell’ultimo anno hanno ceduto terreno in una misura pari al 6% di media: includendo anche i costi dell’energia elettrica e del gas naturale, l’inflazione tariffaria continua a sperimentare saggi di variazione di segno ampiamente negativo (-1,7% rispetto a novembre 2015), contribuendo a restituire potere d’acquisto alle famiglie.
2.2.1. Pochi movimenti sui tariffari nazionali
Complessivamente stabili rispetto al mese precedente, le tariffe nazionali mettono a segno variazioni di qualche evidenza in soli due comparti. Scorrendo il dettaglio delle voci, si osserva un adeguamento al ribasso per le tariffe dei medicinali (-0,1% su base mensile), al traino della riduzione del prezzo al pubblico dei farmaci di fascia C (quelli non compartecipati dal Sistema Sanitario Nazionale ma integralmente a carico dei cittadini) per effetto della perdita della protezione brevettuale per alcuni principi attivi e del conseguente processo di immissione dei c.d. medicinali generici. Variazioni a parte (+0,5% nell’ultimo anno), appare utile sottolineare che un recente dossier dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha documentato come in Italia il livello del prezzo dei farmaci sia mediamente più contenuto rispetto agli altri Paesi, con una convenienza che è stimata nell’ordine dello 0,6% rispetto alla Francia, del 3,1% alla Spagna e di oltre il 40% se messa a confronto con la Germania.
Variazione congiunturale di segno negativo per le tariffe dei trasporti ferroviari (-0,3% su ottobre), in ragione di una maggiore disponibilità di titoli di viaggio promozionati e resi disponibili in un mese, novembre, tradizionalmente caratterizzato da un livello contenuto di domanda di mobilità.
Nel periodo compreso tra novembre 2015 e novembre 2016 le tariffe nazionali sono in media rincarate dell’1,5%: tra i comparti che hanno contribuito in misura maggiore a sostenere la dinamica si collocano le tariffe postali (+10,2%), quelle telefoniche (+6,4%) ed i collegamenti ferroviari (+10,2%), parzialmente compensati dai risparmi garantiti dal canone tv in vigore nel 2016 (-11,9%).
2.2.2 Asili nido e musei trainano le tariffe locali
Nell’ambito delle tariffe a controllo locale, l’analisi dei numeri indici restituisce una variazione marginalmente positiva (+0,1%) tra i mesi di ottobre e novembre. Scorrendo il dettaglio delle voci, si osservano incrementi di qualche rilievo solo per voci minori quali asili nido (+0,6%) e musei (+0,3%).
Per quel che concerne le rette degli asili nido, gli adeguamenti sono scattati in alcuni dei capoluoghi di regione (Ancona e Perugia). Sull’aumento delle tariffe applicate nella città di Bologna (registrato nei consuntivi di novembre, +1,9%), tuttavia, pende il ricorso al Tar dell’Emilia Romagna ed al Consiglio di Stato avanzato dalle associazioni dei consumatori per l’annullamento della delibera che disponeva la revisione delle condizioni di accesso agli asili nido come misura di consolidamento delle entrate del bilancio comunale per un monte complessivo di oltre 500 mila euro. In virtù degli aumenti rilevati a novembre, l’inflazione di settore resta non lontana dai 2 punti percentuali (+1,7% rispetto ad un anno fa).
Incrementi di portata non trascurabile anche per i musei (+0,3%), oggetto di qualche sollecitazione a novembre per effetto dell’entrata in vigore degli aumenti nella città di Milano ed in regione Puglia, che si sono tradotti in un progresso della dinamica tendenziale oltre il punto percentuale (+1,1%).
Nel capoluogo lombardo il valore medio del tariffario riferito alla rete museale civica ha risentito dell’inaugurazione di alcune mostre ad elevato potenziale attrattivo, come quella dedicata all’artista Basquiat, ospitata al Mudec. Allo stesso modo, il Polo Museale della Puglia ha rivisto al rialzo di 2 euro (da 6 a 8 euro) il biglietto standard di ingresso, complice l’integrazione che consente l’accesso ad una mostra intitolata “Matematica e bellezza” sul tema del connubio tra scienza ed arte.
Una valutazione più ampia degli andamenti può essere effettuata a partire dall’analisi dei saggi di variazione tendenziale. Tenuto conto dell’incidenza sulla spesa per consumi delle famiglie, spiccano gli incrementi che si sono scaricati sui servizi a carattere ambientale: +3,6% negli ultimi dodici mesi per le tariffe dell’acqua potabile, +0,8% per i corrispettivi dei rifiuti solidi urbani.
In questo contesto, l’annuale monitoraggio del costo dei servizi pubblici locali realizzato da Unioncamere consente di documentare il fenomeno di variabilità e dispersione territoriale della spesa a carico delle utenze domestiche.
La ricognizione operata nel 2016 è utile per illustrare le tendenze più recenti: nel caso del servizio idrico integrato la spesa a carico di una famiglia di 3 componenti varia da 96 euro/anno (Isernia) a 357 euro/anno (Firenze), con un rapporto minimo-massimo pari a 3,7. Per quello di igiene urbana, al contrario, per un nucleo di 3 componenti residente in una abitazione di 108 metri quadri il range è compreso tra 110 euro/anno (Isernia) a 520 euro/anno (Cagliari), con un rapporto pari a 4,7.
2.2.3 Tariffe energetiche: rincaro del gas
Ferme rispetto al mese di ottobre, che ha visto l’entrata in vigore delle condizioni economiche per i mercati regolati relativi all’ultimo trimestre dell’anno, le tariffe energetiche continuano a beneficiare di uno sgravio pari al 6% di media rispetto ad un anno fa. Più nel dettaglio, si osserva un arretramento del costo del chilowattora in una misura pari al 2% ed un consolidamento della disinflazione in capo al gas naturale (-9,2% anno su anno).
Considerando una famiglia tipo, accreditata di un consumo pari a 2.700 kWh di energia elettrica e di 1.400 metri cubi di gas all’anno, il tenore degli andamenti descritti determina un risparmio complessivo sui costi di fornitura per un importo prossimo ai 100 euro in un anno.
3. ISTAT: NELLA NOTA MENSILE L’ECONOMIA RIMANE INCERTA
Dalla Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana relativa al mese di novembre pubblicata dall’ISTAT emerge un quadro di segnali ancora contrastanti e di luci ed ombre. Innanzitutto, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica nel terzo trimestre 2016 il prodotto interno lordo (corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato) ha fatto registrare una variazione congiunturale positiva pari allo 0,3%, con un lieve incremento rispetto al secondo trimestre (+0,1%). Inoltre la domanda nazionale, al netto delle scorte, ha fornito un contributo positivo (0,3%), mentre la domanda estera netta ha fatto segnare un valore negativo (-0,1 punti percentuali) alla crescita congiunturale del Pil, determinato da un incremento delle importazioni pari a 0,7% a fronte di una variazione marginale positiva delle esportazioni dello 0,1%. La dinamica della domanda interna è stata, per di più, contraddistinta da un aumento sia dei consumi finali nazionali (+0,2%) sia degli investimenti fissi lordi (+0,8%).
Per quanto riguarda l’industria, dopo il deciso calo registrato nel secondo trimestre 2016 (-0,7% rispetto al trimestre precedente), ha mostrato segnali di ripresa nel periodo luglio-settembre, registrando un aumento significativo del valore aggiunto (+1,1% rispetto al secondo trimestre. Nello stesso periodo anche gli ordinativi totali dell’industria hanno mostrato un incremento (+1,7%), sintesi di una marcata crescita di quelli sul mercato interno (+6,6%) e di una contrazione di quelli esteri (-4,4%).
Parallelamente il clima di fiducia dei consumatori è rimasto sostanzialmente stabile attestandosi a quota 107,9 (era 108,0 a ottobre). Tra le componenti del clima di fiducia dei consumatori, anche il clima economico si è mantenuto sostanzialmente stabile (da 127,3 a 127,2), mentre la componente futura ha fatto registrare una diminuzione riportandosi sul livello medio del periodo luglio-agosto (da 114,3 a 113,7). Dopo i cali registrati negli ultimi tre mesi, in novembre sia il clima personale sia quello corrente migliorano: la componente personale aumenta da 100,5 a 101,3 e quella corrente passa da 102,8 a 103,7. Viceversa scendono lievemente i giudizi dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese (il saldo passa da -52 a -53) così come le aspettative il cui saldo si attesta sul valore più basso registrato da marzo 2014 (il saldo passa da -19 a -20). Le opinioni sull’andamento dei prezzi al consumo, pubblicate dall’Istat a fine novembre nella Nota sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, espresse su un arco temporale di 12 mesi, sono orientate alla diminuzione: per i giudizi, il saldo passa da -30 a -34 e per le aspettative da -25 a -28.
Inoltre, l’inflazione al consumo rimane intorno a zero e in novembre si è riportata in territorio positivo. Nelle stime preliminari, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) ha fatto registrare una crescita su base annua dello 0,1% (0,3% in più rispetto a ottobre). Il recupero, secondo l’ISTAT, ha risentito di un minor contributo deflativo delle componenti maggiormente volatili (energetici e alimentari non lavorati).
Anche l’inflazione di fondo ha mostrato alcuni segnali di ripresa (+0,4% da +0,2% in ottobre), sotto la spinta soprattutto del settore dei servizi. Per i beni non alimentari e non energetici è invece proseguito il rallentamento in atto dalla primavera (+0,2% in altri termini mezzo punto percentuale in meno rispetto a maggio), determinato dalla riduzione significativa dei ritmi di crescita per il comparto dei durevoli (+0,2%). D’altro canto, il debole andamento della domanda e il proseguimento della fase di riduzione dei prezzi dei beni importati non determinano pressioni al rialzo.
L’inflazione importata è rimasta negativa, con un tasso di variazione annuo dei prezzi per i prodotti industriali destinati al consumo pari a -1%: una dinamica positiva continua a caratterizzare i beni durevoli (+1,5%) mentre per i beni non durevoli comincia a manifestarsi qualche segnale di ripresa dei prezzi, ma nell’insieme la variazione annua rimane negativa (-1,4%).
I prezzi alla produzione dei beni di consumo destinati al mercato interno hanno recuperato un ritmo di crescita lievemente positivo dopo un anno di flessione (+0,1% in ottobre), anche se la dinamica rimane negativa in alcuni comparti. La fase di moderato recupero dei listini potrebbe cominciare a diffondersi maggiormente all’inizio del 2017, secondo quanto indicato dalle attese degli operatori del settore: il saldo tra la quota di coloro che intendono alzare i listini e quelli che ipotizzano ribassi risulta in aumento da maggio scorso.
Infine sulle prospettive di breve termine, conclude l’ISTAT, a novembre il clima di fiducia delle imprese manifatturiere ha subito un peggioramento tornando sui livelli di un paio di mesi prima. I giudizi sugli ordini hanno registrato una diminuzione solo parzialmente bilanciata dal miglioramento delle attese sulla produzione. Anche per le imprese di costruzione si è evidenziato un calo del clima di fiducia, in presenza comunque di un miglioramento dei giudizi sugli ordini.
Indicatore anticipatore (indice 2005=100)
Come evidenziato dalla figura sopra riportata, l’indicatore anticipatore dell’attività economica mostra segnali di recupero, delineando una prospettiva di stabilizzazione del ritmo di crescita dell'economia per il prossimo futuro.
4. AGROALIMENTARE ALL’INGROSSO.
4.1. Agroalimentare all’ingrosso: ancora forte crescita per l’olio di oliva. Ulteriori aumenti anche per i prodotti lattiero caseari.
L’analisi dei prezzi nei principali comparti dell’agroalimentare all’ingrosso, compiuta attraverso i listini pubblicati dalle Camere di Commercio, ha mostrato a novembre una nuova forte crescita dei listini all’ingrosso degli oli di oliva, sulla scia del peggioramento delle stime produttive. Ancora un segno “più” anche per i prodotti lattiero caseari, con nuovi aumenti su base mensile sia per il latte che per i formaggi. Nelle carni, si è fermato il rialzo dei prezzi delle carni di pollo mentre, sempre nel comparto delle carni bianche, si sono registrati incrementi per carni di tacchino e di coniglio. In calo, invece, le carni suine che però mantengono un divario positivo rispetto allo scorso anno.
Nel comparto RISO e CEREALI, si è arrestata a novembre la fase di crescita per gli sfarinati di frumento duro, che hanno visto prevalere il segno “meno” nelle ultime rilevazioni del mese, sulla scia di quanto osservato per i prezzi del frumento duro. Tuttavia, nel confronto con il mese precedente è emersa una variazione positiva (+4,2%), mentre rispetto al 2015 i valori attuali si mantengono più bassi del 20%. E’ proseguito, invece, per le farine di frumento tenero l’andamento in lieve recupero (+0,8%), già osservato ad ottobre (+0,5%). Aumenti, tuttavia, insufficienti a riportare i prezzi sui livelli del 2015: i valori attuali risultano inferiori del 6%.
Relativamente al riso lavorato, il mese di novembre ha visto proseguire i cali (-7,8%), seppur più contenuti, già osservati ad ottobre (-20,2%), maggiormente accentuati per le varietà Arborio, Carnaroli e Vialone Nano. La dinamica tendenziale ha confermato valori negativi, con prezzi più bassi di oltre il 30% rispetto ai livelli dello stesso periodo del 2015. Per quanto riguarda i trasferimenti di risone dai produttori alle riserie, le quantità trasferite al 29 novembre 2016 hanno superato le 447mila tonnellate, dato che si è mantenuto inferiore (-7%) a quello della scorsa annata (fonte Enterisi). In particolare, la contrazione è principalmente riconducibile ai minori trasferimenti dei risi Lunghi.
Nel comparto delle CARNI, sulla scia di quanto visto ad ottobre, i prezzi all’ingrosso hanno mostrato nel mese di novembre rialzi per le carni di coniglio e di tacchino, grazie ad un’offerta contenuta e una domanda in aumento con l’approssimarsi delle festività. Al contrario, condizioni di domanda e offerta opposte hanno determinato cali per carni suinicole ed ovine. Sostanzialmente stabili i prezzi della carne di pollo e di bovino adulto.
Nello specifico, i prezzi della carne di tacchino nel mese di novembre sono aumentati del 6,6% rispetto al mese precedente, a causa di una offerta contenuta e una domanda orientata verso fesa e cosce che si sta vivacizzando con l’approssimarsi delle prossime festività natalizie. Si riscontra, tuttavia, una dinamica negativa su base tendenziale, con flessioni anno su anno del 6,2%.
Per la carne di pollo si è arrestato il trend positivo dei prezzi, che si sono mantenuti
sostanzialmente stabili rispetto ad ottobre, in un mercato caratterizzato da un’offerta abbondante rispetto alla domanda. I corsi si mantengono su livelli superiori del 7,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In continuo aumento i prezzi della carne di coniglio, che hanno segnato a novembre un +6,8% rispetto al mese precedente, trainati da una buona domanda a fronte di un’offerta limitata sia in ambito nazionale che estero. La fase di crescita ha portato i prezzi su livelli superiori del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2015, invertendo l’andamento tendenziale negativo.
Prezzi in ribasso, invece, per il comparto della carne suina (-2,5% rispetto ad ottobre), che sconta una situazione di mercato con offerta superiore alla domanda e pesi abbondanti. Le flessioni hanno interessato cosce, spalle, lombi e pancette. Dalla seconda metà del mese di settembre la fase ribassista è rallentata grazie ad una domanda più sostenuta. Su base annua il trend si mantiene positivo, con una variazione tendenziale pari a +7,8%.
In calo anche i prezzi della carne ovina, con una contrazione nel mese di novembre del 6,3% rispetto ad ottobre, causato da un aumento dell’offerta di capi da macello. La dinamica congiunturale negativa ha confermato il trend negativo anche su base tendenziale, con una flessione anno su anno del 19%.
Relativamente alla carne bovina, a novembre si registrano prezzi sostanzialmente stabili rispetto al mese precedente (+0,3%). La variazione tendenziale si è comunque mantenuta negativa e pari a -8,9%.
Corsi sostanzialmente stabili per i salumi ed preparati con carne macinata. Entrambe le tipologie di prodotto presentano prezzi superiori rispetto al 2015, con una crescita su base annua del 6% per i salumi e del 16,6% per i preparati con carne macinata.
È proseguita a novembre la congiuntura positiva per i prezzi all’ingrosso nel comparto LATTE FORMAGGI E UOVA, cresciuti del 3,6% su base mensile. Un ulteriore aumento sulla scia del quale è migliorato anche il confronto con lo scorso anno, passato dal +4,3% di ottobre al +8,3% di novembre.
Ancora in crescita i prezzi del latte spot (scambiato al di fuori dei contratti di fornitura tra allevatori e industria), che rispetto ad ottobre hanno guadagnato il 4,9%. Rialzi che hanno comportato un ampliamento del divario positivo rispetto al 2015, giunto a sfiorare i 25 punti percentuali.
Tra i derivati del latte, ancora un segno “più” per la crema di latte, con i prezzi all’ingrosso cresciuti del 5,1% su base mensile ed un aumento su base annua che è ormai prossimo al 60%.
Anche tra i formaggi si è confermato il trend di crescita già osservato ad ottobre, con un rialzo mensile particolarmente marcato (+3,9%) per i formaggi a stagionatura lunga, i cui prezzi rispetto allo scorso anno mettono a segno un aumento dell’8,7%. Da sottolineare per Grana Padano e Parmigiano Reggiano la dinamica positiva dell’export, che nei primi otto mesi dell’anno ha messo a segno una crescita del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Sempre nei formaggi, crescita a novembre anche per i freschi (+3,3%) e per quelli a stagionatura media (+1,7%), sebbene per entrambi il confronto con lo scorso anno rimanga negativo (-3,9% per i formaggi a stagionatura media, -7,1% per i freschi).
La crescita della domanda ha impresso nuovi aumenti ai prezzi all'ingrosso delle uova (+5% rispetto ad ottobre). Negativo, ma meno accentuato rispetto a ottobre, il confronto con il 2015 (da -17,8% a -13,7%).
Nel comparto degli OLI E GRASSI, Il peggioramento delle stime produttive per il 2016, con una produzione italiana che è attesa in calo del 50% circa rispetto alla scorsa annata (da 475mila a 243mila tonnellate secondo le stime Ismea – Unaprol), ha di fatto causato un'impennata dei prezzi a novembre, con un rialzo mensile superiore ai 20 punti percentuali (+23,6%) e valori prossimi ai 6 €/kg. I prezzi attuali, sulla scia del forte aumento registrato a partire da settembre, sono così tornati ad attestarsi su livelli più elevati rispetto allo scorso anno, facendo segnare a novembre un +35,7%. Stabili invece le quotazioni degli altri oli alimentari (-0,3%), che si mantengono più bassi rispetto allo scorso anno (-7%). E’ proseguito il rialzo dei prezzi del burro, prodotto che risente della dinamica positiva in atto a livello continentale. Rispetto a ottobre i valori sono cresciuti del 5,9% e l’ulteriore incremento mensile ha di fatto rafforzato il divario rispetto allo scorso anno: i prezzi attuali risultano infatti più elevati del 58,1%.
5. I PREZZI PIÙ CALDI E PIÙ FREDDI
5.1. I maggiori incrementi ed i maggiori decrementi nella crescita dei prezzi registrati nei segmenti di consumo.
In termini di divisione di spesa Il tasso tendenziale dell’indice generale è in primo luogo dovuto ai contributi positivi dei prezzi dei Trasporti (per 0,093 punti percentuali) – su cui incide la componente energetica non regolamentata – e dei Servizi ricettivi e di ristorazione (per 0,080 punti percentuali). I principali contributi negativi derivano dall’Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,222 punti percentuali) riconducibili alla componente energetica regolamentata.
In questo quadro generale, i maggiori aumenti nei segmenti di consumo, massimo dettaglio della classificazione dell’Istat per insiemi di prodotti omogenei dal punto di vista del soddisfacimento di specifici bisogni dei consumatori, si sono registrati, come nello scorso mese, per i certificati di nascita, matrimonio e morte ed il trasporto marittimo. Seguono i servizi di movimentazione lettere, gli altri servizi postali, l’altra frutta con nocciolo e le pesche e nettarine. Salgono anche i molluschi freschi, il trasporto ferroviario passeggeri e la gioielleria.
Sono stati registrati in ribasso i servizi di rilegatura e E book download, i giochi elettronici, i voli europei, gli apparecchi per la telefonia fissa e telefax, il gas di città e gas naturale ed i computer desktop. Scendono anche alcuni prodotti alimentari freschi (pomodori, insalata, altri vegetali coltivati per frutti) e gli altri supporti per la registrazione.
6. I PREZZI DEI PRODOTTI ENERGETICI
Con riferimento ai dati del mercato energetico, si segnala che i valori sono così rilevati:
- Periodo di rilevazione petrolio Brent e cambio : 2 gennaio 2008 – 28 novembre 2016
- Periodo di rilevazione prezzi carburanti europei: 3 gennaio 2003 – 30 novembre 2016
Nel mese di novembre il petrolio riscende a 41,5 €/barile, cala l’euro rispetto al dollaro
A novembre il prezzo medio del petrolio Brent – il riferimento del greggio in Europa – presenta un calo rispetto a ottobre (-3,5 €/b), mostrando una sostanziale stabilità in termini tendenziali (+0,6%).
Quotato in dollari, il barile di petrolio vale 44,7, + 1,2 dollari dal mese passato e +1,2% rispetto a novembre 2015.
Il tasso di cambio tra euro e dollaro in media mensile scende a 1,080 con un calo del - 2% in termini congiunturali.
Prezzi industriali: salgono i benzina e diesel
In Italia, la benzina a monte di tasse e accise costa 0,478€/lt, registrando un calo di 0,2 centesimi rispetto al mese scorso e una variazione di +2,6%) su base annua.
Il raffronto con gli altri principali paesi evidenzia un differenziale di 3 e 2 centesimi con Francia e Germania e di + 4 centesimi con il Regno Unito; a 1,2 centesimi lo stacco medio mensile con l’Area Euro.
Il diesel a monte di tasse e accise costa 0,467 rispetto a 0,465€/lt. del mese precedente, calando del 3% in termini tendenziali.
Il diesel italiano prima di tasse ed accise presenta un differenziale rispettivamente di 2 e -1 centesimi con Francia e Germania, nullo col Regno Unito.
Permane negativo (-0,8) lo stacco medio mensile con l’Area euro.
Prezzi alla pompa
A novembre 2016 la benzina al consumo italiana costa 1,472 da 1,474 €/lt. del mese passato, facendo registrare un aumento dell’1% su base annua.
La benzina italiana permane su livelli superiori agli altri principali paesi europei: +15, rispetto a Francia e Germania e +14 centesimi rispetto al Regno Unito.
La differenza positiva con gli altri paesi è attribuibile alla tassazione: la componente fiscale della benzina italiana è superiore di 13 €ç rispetto a Francia e Germania e 10 col Regno Unito.
Il diesel al consumo in Italia costa 1,324 €/litro (1,320 il mese scorso), segnando un calo dell’1% rispetto a novembre 2015.
Il diesel italiano pagato alla colonnina presenta uno scarto positivo di 18 e 19 centesimi rispetto a Francia e Germania mentre torna negativo (-4ۍ) lo stacco con il Regno Unito.
La componente fiscale gravante sul diesel in Italia risulta superiore di 18 centesimi rispetto alla media dell’Area Euro, di 16 e 21 rispetto a Francia e Germania, mentre lo stacco col Regno Unito è di -4 centesimi.
7. Monthly Outlook – ABI – gennaio 2017
Principali evidenze
PRESTITI E RACCOLTA
1. A fine 2016 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.807,7 miliardi di euro è nettamente superiore, di quasi 132 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.676,1 miliardi di euro.
DINAMICA DEI PRESTITI BANCARI
2. Dai dati di dicembre 2016, emerge che i prestiti a famiglie e imprese sono in crescita su base annua del +1,4%, in accelerazione rispetto al +0,8% del mese precedente, confermando la prosecuzione del miglioramento della dinamica dello stock dei finanziamenti. Tale evidenza emerge da nostre stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese (calcolati includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad. esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).
3. Sulla base degli ultimi dati ufficiali, relativi a novembre 2016, si conferma, anche per i finanziamenti in essere, la ripresa del mercato dei mutui, inizialmente colta con l’impennata dei nuovi mutui.
L’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie ha registrato una variazione positiva di +1,7%
rispetto a novembre 2015 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento).
TASSI DI INTERESSE SUI PRESTITI
4. A dicembre 2016, si sono ridotti ulteriormente i tassi di interesse applicati sui prestiti alla clientela: il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 2,85%, toccando il nuovo minimo storico (era pari a 2,91% il mese precedente e a 6,18% prima della crisi, a fine 2007).
5. Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,02%, nuovo minimo storico (2,05% a novembre 2016 e 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di
mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è posizionato all’1,54%, era pari a 1,56% il mese precedente (5,48% a fine 2007).
QUALITÀ DEL CREDITO
6. Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni già effettuate dalle banche con proprie risorse) a fine novembre 2016 si collocano a 85,2 miliardi di euro, un valore in ulteriore lieve diminuzione rispetto al dato di ottobre (85,5 miliardi). Si conferma quindi la riduzione di oltre il 4% delle sofferenze nette rispetto al picco di 89 miliardi di fine novembre 2015.
7. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,80% a novembre 2016, lo stesso
valore di ottobre 2016 (era il 4,91% a fine 2015 e lo 0,86% prima dell’inizio della crisi).
DINAMICA DELLA RACCOLTA DA CLIENTELA
8. In Italia i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, a fine dicembre 2016, di circa 54,6 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +4,2% su base annuale), mentre si conferma la diminuzione della raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, per quasi 77 miliardi di euro in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (pari a -19,9%). La dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) ha registrato a fine 2016 una variazione su base annua pari a -1,3%, era -1,2% il mese precedente. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è cresciuta da 1.513 a 1.676,1 miliardi di euro, segnando un aumento – in valore assoluto - di oltre 163 miliardi.
TASSI DI INTERESSE SULLA RACCOLTA
9. A dicembre 2016 il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) in Italia si è collocato allo 0,97% (1% il mese precedente e in flessione dal 2,89% a fine 2007) ad effetto:
- del tasso praticato sui depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito), che si è attestato allo 0,40% (0,41% a novembre);
- del tasso sui PCT pari a 1,18% (dall’1,22% di novembre);
- del rendimento delle obbligazioni, pari al 2,75%, lo stesso valore del mese precedente.
MARGINE TRA TASSO SUI PRESTITI E TASSO SULLA RACCOLTA
10. Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, a dicembre 2016 risultava pari a 188 punti base (191 punti base il mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (329 punti base a fine 2007). In media nel 2016 tale differenziale è risultato pari a 1,98 p.p (2,12 p.p. nel 2015).
IN PRIMO PIANO
Recente dinamica della raccolta bancaria contrassegnata ancora da una dicotomia negli andamenti delle sue componenti: in contrazione la provvista a medio e lungo termine, in accelerazione il segmento a breve. Incrementi più elevati dei depositi nelle regioni nord-orientali ed in quelle centrali.
Nell’ultimo anno è andata accentuandosi la dicotomia negli andamenti delle due principali componenti della raccolta bancaria: in contrazione quella a medio e lungo termine, in accelerazione quella a breve.
Gli ultimi dati stimati dall’ABI alla fine di fine 2016 confermano tale tendenza: si evince, infatti una variazione annua della raccolta complessiva da clientela in lieve flessione (-1,3%), quale risultato di trend ancora negativo delle obbligazioni acquistate da clientela (al netto di quelle riacquistate da banche) -19,9%, cui si contrappone una dinamica positiva dei depositi da clientela residente (al netto delle operazioni con controparti centrali e dei depositi con durata prestabilita connessi con operazioni di cessioni di crediti), che ha segnato un incremento annuo di +4,2%.
Secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia su base territoriale (disponibili fino ad ottobre 2016) il totale dei depositi delle sole famiglie consumatrici, è pari a circa 915 miliardi di euro.
Gli incrementi più sostenuti si registrano in Trentino Alto Adige (+8%), in Lombardia (+6,3%), in Veneto (+5,6%), in Piemonte (+4,8%), in Friuli Venezia Giulia (+4,3), in Emilia Romagna (+4%), +3,9% in Toscana e Liguria e +2,8% in Puglia e Lazio.
Al contrario, i valori più contenuti si riscontrano in Calabria (+0,7%), in Valle d’Aosta (+1%) e +1,2% in Umbria.
1. SCENARIO MACROECONOMICO
● Attività economica internazionale in rallentamento
Nel mese di ottobre 2016 il commercio mondiale ha registrato una variazione pari al -1% su base mensile (-0,7% a/a). Negli ultimi 12 mesi, il tasso di crescit è stato pari al +0,8%, in calo rispetto al +2% registrato nel 2015.
La produzione industriale, sempre a ottobre 2016, ha riportato una variazione pari al +0,1% su base mensile (+1,5% a/a). Negli ultimi 12 mesi, il tasso di crescit è stato pari al +1,3%, in calo rispetto al +1,7% registrato nel 2015.
A dicembre 2016, l’indicatore PMI è passato da 53,3 a 53,4. Il sotto-indice riferito al settore manufatturiero è salito da 52,1 a 52,7; mentre quello riferito al settore dei servizi è rimasto stabile a 53,3.
L’inflazione mondiale, a novembre 2016, è risalita di appena due decimi al 2,4%. Attualmente viaggia ad una media annua del 2,7% rispetto al 2,8% del 2015.
A dicembre 2016, il mercato azionario mondiale ha riportato una variazione pari al +3,7% su base mensile (+7,5% a/a). Complessivamente, nel 2016, questo mercato è cresciuto del 7,5% rispetto al -2,2% del 2015.
● Prezzo del petrolio in aumento
Nel mese di dicembre 2016 il prezzo del petrolio si è attestato a 51 dollari al barile, registrando una variazione del +5,3% rispetto al mese precedente (+30% a/a).
● Bric: Brasile e Russia in difficoltà, la Cina rallenta
Nel terzo trimestre del 2016 il Pil cinese è cresciuto del +6,7% in termini annuali, in linea a quanto registrato nel trimestre precedente. L’indicatore anticipatore dell’Ocse, sotto quota 100 (99,1), segnala una crescita ancora debole anche nei prossimi mesi. La dinamica dei prezzi rimane molto contenuta, con la rilevazione di dicembre che segna un +2,1% su base annuale.
La crescita del Pil indiano nel terzo trimestre del 2016 è stata pari al +7,3%, in aumento rispetto al +7,1% registrato nel trimestre precedente. L’indicatore anticipatore dell’Ocse staziona da sei mesi sopra quota 100. L’inflazione, a novembre, ha registrato una variazione pari al +3,6%, in calo rispetto al +4,2% del mese precedente. Nel terzo trimestre del 2016 il Pil brasiliano ha registrato una contrazione pari al -2,8%, che si aggiunge al -3,6% del trimestre precedente. L’indicatore anticipatore dell’Ocse, da luglio, è tornato sopra quota 100 indicando un miglioramento delle prospettive di crescita. Nonostante il rallentamento, i prezzi al consumo a novembre hanno registrato una variazione annua pari al +7,4%.
In Russia, nel terzo trimestre del 2016, il Pil è diminuito del 0,4% (-0,6% nel trimestre precedente). L’indicatore anticipatore dell’Ocse segnala un miglioramento nei prossimi mesi. I prezzi al consumo rallentano: nel mese di ottobre hanno registrato un tasso annuale di variazione pari al +5,4%.
● Usa: crescita robusta
Nel terzo trimestre del 2016 il Pil statunitense ha registrato una variazione trimestrale annualizzata pari al +3,5%, in deciso aumento rispetto al +1,4% del trimestre precedente. L’indicatore anticipatore dell’Ocse, tuttavia, segnala che le prospettive per l’economia rimangono incerte nei prossimi 6 mesi.
Nel mese di dicembre il tasso di disoccupazione è salito di un decimo al 4,7%; mentre il tasso di occupazione si è rimasto stabile al 59,7%.
● Usa: inflazione al consumo contenuta
I prezzi al consumo, a novembre 2016, hanno registrato una variazione pari al +1,7%, in riduzione di un decimo di punto rispetto al mese precedente. La componente core, nello stesso mese, è scesa al 2,1%. Le aspettative di inflazione a cinque anni, nel mese di dicembre, sono risalite a +1,8%.
● Pil Area Euro in crescita nel terzo trimestre 2016
Nel terzo trimestre di quest’anno, il Pil dell'Eurozona ha registrato una crescita pari a +1,4% in termini trimestrali annualizzati in miglioramento rispetto al +1,2% del trimestre precedente. All’interno dell’Area, nel terzo trimestre la Germania registra un aumento del Pil - in termini trimestrali annualizzati – pari a +0,76% (+1,65% nel secondo trimestre), mentre il Pil della Francia ha avuto un incremento pari al +1% (-0,5% nel trimestre precedente). L’indicatore anticipatore dell’Ocse relativo all’Area Euro, a novembre 2016, risulta pari a 100,1, stabile rispetto mese precedente (100,4 dodici mesi prima).
● ... con segnali ancora contrastanti nell’Area
La produzione industriale nel complesso dell’Area Euro ha registrato, a novembre 2016, un’aumento congiunturale pari al 1,5% (0,1% nel mese precedente) mentre un aumento pari al 3% in termini tendenziali (0,8% ad ottobre). A ottobre, l’indice della produzione industriale è salito, rispetto a settembre, di 0,5% in Germania mentre è sceso di -0,1% in Francia. Rispetto a dodici mesi prima, la produzione è salita in Germania (+1,6%), mentre, in Francia ha fatto registrare un calo di 1,8%. A ottobre, i nuovi ordinativi manifatturieri hanno registrato un aumento nell’Area Euro pari a 2,6% e del 6,4% in Germania (1,7% e 2,9% nel mese precedente).
Le vendite al dettaglio nell’Area Euro, a novembre, hanno registrato una crescita tendenziale pari a +2,2% in lieve calo su base congiunturale (-0,4). In Germania a livello tendenziale si rileva un miglioramento (2,8%; 2,5 rispetto ad ottobre), in Francia si registra una crescita tendenziale delle vendite pari a +3,7% (1,4% rispetto a ottobre).
● Andamento negativo della fiducia delle imprese e dei consumatori, ma con alcuni miglioramenti
L’indice di fiducia delle imprese (cfr. Grafico A3), a novembre 2016, nell’Area Euro è sceso al -1,1 dal -0,6, in Germania da -2,1 a -3,3 e in Francia da -4,7 a -4,3.
Invece l’indice di fiducia dei consumatori risulta in lieve miglioramento passando da -8 a -6,1 nell’Area Euro; da -14,6 a -10,6 in Francia e in Germania da -2,5 a -1,2.
A ottobre 2016, nell’Area Euro il tasso di disoccupazione è sceso al 9,8%. Il tasso di occupazione
nel terzo trimestre 2016 è salito al 65,8% dal 65,4% del trimestre precedente (64,9% nel terzo trimestre del 2015).
● Prezzi al consumo continuano a restare su livelli minimi
L’inflazione nell’Area Euro continua a rimanere su livelli estremamente bassi. A novembre 2016, i prezzi al consumo hanno registrato una variazione pari a +0,51% (+0,57% anche nel mese precedente; 0,15% dodici mesi prima).
La componente “core” (depurata dalle componenti più volatili), nello stesso mese, si è attestata al +0,76% in lieve aumento rispetto al +0,7 del mese precedente (+0,84% nel corrispondente mese del 2015).
● Tasso di cambio: a novembre euro in lieve flessione rispetto a dollaro e sterlina
Nel mese di novembre 2016 il mercato dei cambi ha registrato le seguenti dinamiche: verso il dollaro americano la quotazione media mensile dell’euro si è attestata a 1,08 (1,10 a settembre). Il cambio sterlina inglese/euro è risultato mediamente pari a 0,87 (0,89 nel mese precedente); nei confronti del franco svizzero il cambio medio è stato pari a 1,07 (1,09 nel mese precedente); con riferimento allo yen giapponese si è riscontrato un cambio medio pari a 117,00 (114,48 nel precedente mese).
● Italia: Pil cresce nel terzo trimestre del 2016
Nel terzo trimestre del 2016 il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dell’1% nei confronti del terzo trimestre del 2015. La domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contributo pari a 0,3 p.p. alla crescita del Pil (+0,9 p.p. consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private, +0,1 p.p. spesa della Pubblica Amministrazione e +0,4 p.p. investimenti fissi lordi). Dal lato della domanda estera netta si è registrato un contributo negativo pari a -0,15 punti percentuali, che è stato controbilanciato dall'effetto positivo di pari ampiezza derivante dalla variazione delle scorte.
La variazione acquisita per il 2016 è pari a +0,6% (nel 2015 il prodotto interno lordo italiano è cresciuto del +0,9%).
L’indicatore anticipatore dell’Ocse, a novembre 2016, è stabile rispetto al mese precedente, a 100,1 (100,9 un anno prima).
A ottobre 2016 l'indice destagionalizzato della produzione industriale non ha registrato variazioni
rispetto a settembre mentre ha mostrato un aumento del +1,2% in termini tendenziali. In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano un aumento in quasi tutti i raggruppamenti: beni strumentali (+2%); beni intermedi (+0,5%); energia (+6,2%); mentre i beni di consumo l’indice rimane invariato (+0,2%).
I nuovi ordinativi manifatturieri, a ottobre 2016, hanno registrato un decremento, in termini tendenziali, pari al -3,2% (+2,6% nel mese precedente). Nello stesso mese le vendite al dettaglio sono migliorate a livello tendenziale (+1,6% m/m).
A novembre 2016, l’indice di fiducia dei consumatori è leggermente sceso, passando da -11,9 a -12,1 (-10,9 dodici mesi prima); la fiducia delle imprese è scesa in modo più consistente, passando da -2,1 a -3,3 (-2,2 un anno prima).
Il tasso di disoccupazione, a ottobre 2016, è in lieve diminuzione rispetto al mese precedente attestandosi all’11,8% (lievemente aumentato rispetto a dodici mesi prima 11,5%). La disoccupazione giovanile (15-24 anni), nello stesso mese, è aumentata al 39,4% dal 37,6% del mese precedente (37,8% un anno prima). Il tasso di occupazione è leggermente aumentato al 57,3% (56,7% un anno prima).
L'indice armonizzato dei prezzi al consumo continua a restare su livelli particolarmente bassi; a ottobre 2016 era pari a -0,2% (0,2% nel mese precedente). L'inflazione “core” (al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici) è scesa al +0,3% (+0,5% nel mesi precedente).
 
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