Il report "Congiuntura flash" del Centro Studi Confindustria relativo a gennaio 2017 restituisce ancora una volta una panoramica sull'economia nazionale caratterizzata da forte incertezza. In primis, la variazione del Prodotto Interno Lordo (PIL), pur rimanendo di segno positivo anche a dicembre, passa dal +0,3% del periodo estivo a +0,2%; anche le previsioni per il 2017 si attestano sui pochi decimali sopra lo zero.
In altre parole, nonostante sia stata arrestata la decrescita (almeno finora), non si può affermare con ragionevole certezza che ci sarà una crescita di lungo periodo.

La produzione industriale, ad esempio, dopo una crescita di 0,7 punti percentuali a novembre, il mese successivo ha perso lo 0,4%; simile la situazione per i servizi, dove l'indice PMI (Purchaising Manager's Index: indicatore macro-economico, riferito ad un'indagine condotta tra alcuni direttori aziendali, utilizzato nell'analisi del settore manifatturiero, dei servizi e delle costruzioni) registra un arresto in dicembre, in particolare nei nuovi ordini e nell'occupazione.
Al contrario rispetto ai servizi, gli ordini nell'indice PMI manifatturiero (Markit) segnalano una solida crescita (+1,5 punti in dicembre), con importanti attese di produzione per il 2017.
Nonostante ciò, l'indicatore Anticipatore OCSE per l'Italia - calcolato su fiducia dei consumatori, ordini dell'industria, tendenze della produzione, inflazione e importazioni dalla Germania - a novembre è diminuito per l'undicesimo mese conseecutivo e lascia presagire che la crescita del PIL si attenuerà nei prossimi trimestri.

 
Nel bipolarismo della condizione del sistema economico italiano si possono ascrivere da una parte l'export, in forte crescita e, dall'altra parte, l'occupazione, rimasta pressochè ferma tra ottobre e dicembre 2016, con previsioni poco incoraggianti.
L'export, infatti, sostenuto dal rafforzamento del commercio mondiale (+2,8% a novembre 2016) e dell'euro debole, è aumentato dell'1,1% nel quarto trimestre rispetto al terzo, in tutte le categorie di beni: di consumo, strumentali, intermedi ed energetici sia nei paesi UE che in quelli extra UE, in particolare in USA, Giappone e Cina.
Sul fronte negativo, tornando all'occupazione, il dato di sostanziale stallo nasconde un forte calo degli occupati dipendenti (meno 34mila quelli a tempo indeterminato, meno 13mila quelli a termine) accompagnato da un tasso di disoccupazione in aumento, seppur di poco, a novembre 2016 (11,9%) rispetto al mese precedente (11,8%).

 
A ciò si aggiunga che a novembre i prestiti alle imprese italiane si sono ulteriormente ridotti, arrivando ad un complessivo di prestiti negati dalla fine del 2015 di 16 miliardi di euro. Nonostante ciò le sofferenze bancarie restano ampie, perciò l'offerta di credito non potrà che peggiorare. A poco serve, quindi, il basso costo del credito, poco sopra i minimi.
 
Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 29/01/2017