E' molto nutrito il numero di contributi che la scienza economica ha dedicato al tema del mercato immobiliare ed al suo peso sull'apparato economico globale.
I comportamenti finanziari, sociali e culturali che ruotano intorno al concetto di patrimonio immobiliare sono divenuti man mano oggetto di uno studio finalizzato principalmente a capire l'interrelazione tra le oscillazioni del mercato immobiliare e lo stato di salute generale dell'economia.
 
In base ad un'analisi condotta dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), infatti, si è potuto osservare come in occasione delle ultime 50 crisi bancarie mondiali, in più di 35 casi tali crisi sono state precedute da due eventi legati al mercato immobiliare: un primo evento caratterizzato da un repentino innalzamento dei prezzi degli immobili ed un secondo nel quale gli stessi prezzi sono crollati.
A fronte di simili accadimenti, numerose istituzioni finanziarie nazionali e sovranazionali hanno avviato un controllo continuo delle condizioni della filiera immobiliare, di cui fanno parte - secondo una definizione adoperata dalla Banca d'Italia - le imprese di costruzioni, quelle attive in alcuni comparti dell'estrattivo, della lavorazione di minerali non metalliferi e i servizi di architettura e ingegneria.
Da tali studi sono quindi emerse informazioni decisive che, ad esempio, indicano l'andamento degli investimenti nel settore immobiliare come uno dei migliori indicatori di previsione di durata di 11 delle 14 recessioni del Novecento negli Stati Uniti. Allo stesso modo, i dati raccolti nel settore immobiliare delle economie occidentali evidenziano la relazione tra la rendita del capitale immobiliare e la concentrazione della ricchezza nelle mani di una percentuale ridotta della popolazione. Il fenomeno acquista ancor più importanza se si considerano il peso specifico che la proprietà immobiliare ha sul portafoglio di famiglie e imprese, il contributo del settore all'occupazione, la porzione di credito in forma di prestiti e di mutui e la quota di valore aggiunto complessivo dell'intera economia.
 
In particolare, per quanto concerne il valore aggiunto, il settore italiano delle costruzioni ha visto scenderne il proprio livello di quasi 2 punti percentuali dal 2008 (6,1%) al 2014 (4,3%); mentre nell'ultimo trimestre del 2014 gli occupati del settore erano 529mila in meno rispetto allo stesso trimestre 2008 (34,6% i posti di lavori persi tra i dipendenti).
A conferma della profonda crisi che ha vissuto - e sta ancora vivendo - la filiera immobiliare nazionale, si devono citare anche i dati relativi agli investimenti, i quali negli ultimi 6 anni sono scesi del 33,6% nelle costruzioni e del 29,7% nelle abitazioni.
 
Logica conseguenza degli andamenti riportati è stato il calo dei prezzi degli immobili residenziali; ultimo il -4,2% del 2014 (-7,2% prezzi abitazioni esistenti/-2,2% prezzi abitazioni nuove), mentre l'unico segnale (quasi) positivo arriva dal dato delle compravendite, finalmente in variazione positiva (l'ultima nel 2007).
Tanto, però, è stato il terreno perso rispetto al numero medio di compravendite realizzato nella fase di crescita del mercato (1997-2006): nel periodo 2008-2014, infatti, si stima una perdita potenziale di transazioni immobiliari che supera abbondantemente il milione di unità
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BIBLIOGRAFIA
  • BNL FOCUS N. 14 "Immobiliare: si riparte?", 17/4/2015.