Tra i mille dubbi che aleggiano sulla ripresa economica mondiale, ci sono due certezze quasi assolute e cioè che Stati Uniti e Germania sembrano giocare una partita differente da tutti gli altri Stati.

Nonostante un rallentamento globale - sia a livello di scambi (solo +1,1% nel 3° trimestre dopo un complessivo -1,8% nei due precedenti) che di capacità produttiva - la crescita della Germania è proseguita nel 3° trimestre, con buone probabilità di mantenere il trend anche per l'ultimo quarto del 2015, mentre negli USA la domanda interna sostiene con vigore la ripresa. Più esattamente, gli Stati Uniti registrano nel 3° trimestre 2015 un'accelerazione dei servizi, un aumento dell'occupazione non agricola (+271mila unità), una crescita delle vendite di auto e un accrescimento della ricchezza delle famiglie, grazie al recupero dei prezzi delle case (+5,5% annuo in settembre).
Anche in Germania la crescita è sostenuta dalla spesa delle famiglie, come rilevabile dal +1,1% annuo a ottobre delle immatricolazioni auto e dell'aumento generalizzato dei consumi. Quest'ultimo dovuto principalmente dal calo della disoccupazione (-2,2% in ottobre rispetto a settembre) e dalla crescita dei salari (+2,4% annuo nominale a settembre).
Di particolare interesse il fatto che lo scandalo Volkswagen - avvenuto a breve distanza di tempo da quello di Deutsche Bank - non sembra aver minimamente intaccato il clima di fiducia sull'attività economica.Per quanto concerne il resto dell'Eurozona, la crescita del PIL si è leggermente indebolita nel 3° trimestre 2015 (+0,3% dal +0,4% del 2° trimestre), anche se è attesa una nuova accelerazione nel 4° trimestre fino a +0,5%.

 
Resta, però, la minaccia della deflazione.
Il numero di Paesi con variazione annua dei prezzi negativa nel 2015 è arrivato a 24 su 189, partendo dai soli 2 nel 2011. La dinamica dei prezzi al consumo risulta troppo bassa sia nell'Eurozona che negli USA, per effetto degli energetici (rispettivamente -8,5% e -17,1%). Tali andamenti tendono a sterilizzare le politiche monetarie introdotte dagli istituti di controllo come la FED statunitense e la Banca Centrale Europea (ad esempio gli acquisti di titole ed il tagli del tasso sui depositi).
 
Fuori dall'UE si sottolinea il ritorno in recessione del Giappone, passato dal -0,7% del PIL nel 3° trimestre al -0,8% nel 4°, rendendo urgenti misure dirigiste del Governo.
Anche la Russia è in grave difficoltà, con un calo del 4,1% annuo del PIL nel 3° trimestre, mentre il Brasile sembra destinato ad un periodo di depressione economica con inflazione e disoccupazione oltre i livelli di guardia.
Infine, neanche Cina ed India, per completare la panoramica dei BRIC, si segnalano per risultati positivi, abbandonando man mano il ruolo di traino dell'economica mondiale (pur rimanendo in crescita) e riconsegnando tale responsabilità ai soliti noti USA e Germania
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Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 7/12/2015

BIBLIOGRAFIA
  • Congiuntura Flash, Confindustria, novembre 2015.