Il Focus n. 31 del Servizio Studi BNL pubblicato il 2/10/2014 è dedicato a I migranti e la crisi economica” (download .pdf).
 
Il documento sviluppa un’indagine sulle dinamiche dei flussi migratori, di recente fortemente condizionate tanto dal consistente numero di conflitti attualmente in corso nel mondo, quanto dalla crisi economica internazionale.
 
Focalizzando l’attenzione all’interno della comunità europea, si possono trovare elementi di novità legati soprattutto alla scelta dei paesi di destinazione dei migranti comunitari. Questi ultimi, infatti, colpiti nella maggior parte dei casi da condizioni di prolungata disoccupazione optano per lo spostamento in paesi più “sicuri” dal punto di vista dell’impiego, tra i quali spicca in assoluto la Germania.
La Repubblica Federale tedesca è quindi divenuta la seconda economia per presenza di stranieri dopo gli USA, con un saldo migratorio interno positivo pari a 230mila unità (maggior discapito ne è derivato per il Regno Unito, tradizionalmente territorio più favorevole all’immigrazione).
 
Non pochi i benefici per la Germania. La Deutsche Bank – con lo studio “The dynamics of migration in the euro area” pubblicato il 14/7/2014 – ha calcolato in circa il 10% l’apporto all’incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale da parte degli immigrati in ognuno degli ultimi quattro anni. Tali cifre concorrono, inoltre, a limitare gli effetti negativi legati all’invecchiamento della popolazione residente.
La ragione dei richiamati successi è da ricercare anche nella crescente qualità accademica e professionale dei soggetti che giungono nei Land tedeschi: i laureati, infatti, sono aumentati del 7% negli anni tra il 2005/2006 e il 2011/2012. Nel decennio 2001/2011 il totale dei laureati migranti in Germania appartenenti alla fascia di età 20-65 anni ha abbondantemente superato i laureati tedeschi pari età.
 
Dall’altra parte, nelle economie periferiche dell’UE-28 che subiscono l’emigrazione si riscontra un notevole indebolimento della domanda interna con una conseguente decrescita economica generale.
In questi Stati – come Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna (non a caso i cosiddetti PIIGS) – il trasferimento riguarda sia le comunità straniere (sovente colpite con maggior forza dalla crisi) che i residenti locali.
 
In Italia il 64% degli emigranti complessivi è italiano, diretto principalmente in Germania, Svizzera e Regno Unito.
 
"Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze" - Paul Valéry
 
Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 23/10/2014