Secondo la definizione della European Banking Authority del 2015, il crowdfunding consiste nella richiesta al pubblico di finanziamenti, specificatamente attraverso una piattaforma on-line, da parte di soggetti che necessitano di fondi per far progredire progetti imprenditoriali o per scopi personali. La piattaforma on-line favorisce l’incontro tra i soggetti che richiedono fondi e coloro che sono disposti a finanziare.

Ad oggi esistono quattro principali forme di crowdfunding: la donation-based, nella quale i finanziatori elargiscono il denaro senza avere niente in cambio; la reward-based, dove i soggetti finanziati garantiscono un compenso in natura; l’equity-based, in questo caso i finanziatori partecipano al capitale di un’impresa confidando nella futura distribuzione di dividendi e nella rivalutazione delle quote di partecipazione e, infine, la lending-based.
Quest’ultima forma di crowdfunding si distingue dalle altre in quanto finanziatori e prenditori sottoscrivono (direttamente o indirettamente) un contratto di debito, con il quale i primi forniscono una somma in denaro e i secondi si impegnano a restituire il capitale (quasi sempre maggiorato di un tasso di interesse) in un dato lasso temporale.

In questo senso, il lending-based crowdfunding appare il più simile all’intermediazione finanziaria tradizionale, dove i principali rischi tipici di un contratto di debito - quali ad esempio il rischio di liquidità o di credito - restano per intero in capo ai finanziatori.
Detto ciò, nonostante la portata meno innovativa rispetto alle altre forme di raccolta peer-to-peer do crowdfunding, il lending-based si propone come il giusto compromesso tra il classico settore bancario, con le sue prassi e le sue garanzie, e l’applicazione dell’Information and Communication Technology (ICT) nell’industria finanziaria.
Tale compromesso è perfettamente rappresentato dalle cosiddette imprese FinTech, ovvero aziende che offrono prodotti finanziari utilizzando le informazioni codificate (big data) elaborate e cedute da soggetti terzi. In questo modo, potendo accedere a tali dati a costi relativamente bassi e senza il mantenimento di infrastrutture informatiche, le attività FinTech offrono servizi di pagamento, di investimento, di consulenza e di finanziamento a prezzi competitivi.
Proprio tra i servizi di finanziamento, le piattaforme di prestito collettivo (lending-based) stanno conquistando quote nel mercato dell’intermediazione finanziaria, laddove le banche stanno mostrando una certa difficoltà ad allineare i sistemi informatici alle nuove frontiere tecnologiche.

 
In sintesi, il lending-based crowdfunding rappresenta un canale di finanziamento alternativo rispetto a quello rappresentato dagli intermediari creditizi: famiglie e piccole attività imprenditoriali sono finanziate direttamente da una miriade di investitori. Domanda ed offerta di fondi avviene su una piattaforma informatica che valuta il merito di credito dei debitori e amministra i flussi di pagamento tra le parti.
Tra le caratteristiche comuni a tutte le piattaforme lenging-based vi sono l’elaborazione del racing di merito creditizio elaborato sulla base delle informazioni richieste al potenziale debitore e la possibilità offerta agli investitori di finanziare solo una piccola quota del prestito richiesto.
Infine, le piattaforme on-line realizzano il loro utile attraverso il riconoscimento di commissioni proporzionali all’importo dell’ammontare investito.

Per quanto concerne i rapporti con i debitori, le piattaforme verificano le informazioni sia avvalendosi dei classici credit bureau (così come le banche), sia utilizzando i dati reperibili su internet, in particolare nei social media o quelli forniti da società e-commerce.
Il sistema di lending-based crowdfunding sta trovando sempre più ampi spazi di mercato, tanto che negli Stati Uniti e nel Regno Unito alcune banche hanno affidato il processo di erogazione di alcuni tipi di prestiti alle piattaforme sfruttandone la maggiore efficienza.
 
Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 23/05/2017