Le misure nazionali di esecuzione della disciplina comunitaria sugli appalti pubblici, perlopiù recepite in ritardo rispetto alle scadenze hanno richiesto continui aggiustamenti, in particolare alla luce delle numerose procedure di infrazione per la mancata conformità alle direttive della normativa di recepimento e per la non corretta applicazione dei principi comunitari da parte delle singole amministrazioni che hanno motivato motivato ripetuti interventi da parte della Commissione CEE ed alcune esplicite e formali censure della Corte di Giustizia (Sentenza 22.9.1976, causa 10/76 e sent. 17.2.1981, causa 133/80).
I ritardi, come si vedrà nella ricostruzione di seguito, variano dai circa cinque anni occorsi per il recepimento della prima direttiva sugli appalti di lavori pubblici, ai due mesi relativi all'attuazione della direttiva in materia di procedure di ricorso; nel qual caso, tuttavia, la preesistenza nel nostro ordinamento di un consolidato sistema di garanzie formali - di natura sia amministrativa che giurisdizionale - ha reso assai più agevole l'osservanza degli obblighi comunitari.
I ritardi nel recepimento delle direttive non possono comunque costituire un alibi per la loro mancata applicazione. Secondo la concorde giurisprudenza della Corte di Giustizia CE, 22 giugno 1989, causa n. 103/88, cit. e della Corte Costituzionale (sentenza del 4 luglio 1989 n. 389) non solo gli organi giurisdizionali, ma anche quelli amministrativi hanno l'obbligo di disapplicare le norme interne incompatibili con il diritto comunitario. Pertanto le singole amministrazioni hanno il dovere di applicare le direttive comunitarie in materia di appalti pubblici, anche se esse non sono ancora recepite nell'ordinamento interno.
Schema di recepimento delle direttive comunitarie:
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Direttiva 71/30/CEE del 26 luglio 1971 relativa agli appalti di lavori pubblici (termine di adeguamento 30 luglio 1972), recepita con la Legge n. 584 dell'8 agosto 1977;
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Direttiva 77/62/CEE del 21 dicembre 1976 relativa agli appalti di forniture pubbliche (termine di adeguamento 23 giugno 1978), recepita con la Legge n. 113 del 30 marzo 1981;
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Direttiva 88/295/CEE del 22 marzo 1988 relativa agli appalti di forniture pubbliche (termine di adeguamento 1 gennaio 1989), recepita con il Decreto Legislativo n. 48 del 15 gennaio 1992;
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Direttiva 89/440/CEE del 18 luglio 1989 relativa agli appalti di lavori pubblici (termine di adeguamento 19 luglio 1990), recepita con il Decreto Legislativo n. 406 del 19 dicembre 1991;
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Direttiva 89/665/CEE del 21 dicembre 1989 relativa alle procedure di ricorso per appalti pubblici di forniture e di lavori (termine di adeguamento 21 dicembre 1991), recepita con la Legge n. 142 del 19 febbraio 1992;
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Direttiva 90/531/CEE del 17 settembre 1990 relativa agli appalti di forniture e di lavori nei settori di pubblica utilità (termine di adeguamento 1 luglio 1992), recepita con il Decreto Legislativo n. 158 del 17 marzo 1995;
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Direttiva 92/13/CEE del 25 febbraio 1992 relativa alle procedure di ricorso per appalti pubblici di forniture e di lavori nei settori di pubblica utilità (termine di adeguamento 1 gennaio 1993), mai recepita e convogliata nella Direttiva 07/66/CE, a sua volta recepita con il Decreto Legislativo n. 53 del 20 marzo 2010;
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Direttiva 93/36/CEE del 14 giugno 1993 relativa agli appalti di forniture pubbliche (termine di adeguamento 14 giugno 1994), recepita con il Decreto Legislativo n. 402 del 20 ottobre 1998;
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Direttiva 93/38/CEE del 14 giugno 1993 relativa appalti degli enti erogatori di acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto nonché degli enti che operano nel settore delle telecomunicazioni (termine di adeguamento 14 giugno 1994), recepita con il Decreto Legislativo n. 158 del 17 marzo 1995;
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Direttiva 2004/18/CE del 31 marzo 2004 relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi, recepita con il Decreto Legislativo n. 163 del 12 aprile 2006.
Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 09/06/2016
