I più importanti indici reali ISTAT relativi ai primi mesi del 2015 mostrano aspetti fortemente eterogenei, sia sul piano produttivo che su quello privato.


Prima di analizzare le statistiche che fotografano la situazione entro i confini nazionali, è opportuno segnalare, in primo luogo, la situazione di uno dei nostri più importanti parner commerciali, gli Stati Uniti d'America (Vai all'articolo "I nuovi connotati dell'export italiano"), dove l'attività economica sta subendo un rallentamento generale, nonostante la diminuzione del tasso di disoccupazione (5,5%).
In secondo luogo, nell'ambito UE il positivo clima di fiducia di imprese e famiglie è condizionato da fattori esogeni come il quantitative easing, il deprezzamento del cambio e l'abbattimento dei prezzi dei beni energetici (Vai all'articolo "Petrolio e geopolitica: i risvolti sull'economia globale delle fluttuazioni del prezzo dell'oro nero
") che sul medio/lungo termine hanno un impatto limitato. Più importante la lieve diminuzione del tasso di disoccupazione, il quale rimane comunque su livelli allarmanti.

Allo stesso modo, appare preoccupante il -1,4% su base congiunturale del commercio mondiale in volume, dovuto principalmente alla diminuzione dei volumi importati.
I riflessi di tali andamenti sui bilanci delle imprese italiane sono evidenti e vanno ad associarsi agli ostacoli "interni" che producono la terza variazione trimestrale negativa del valore aggiunto nell'attività produttiva.
Diversi i settori in difficoltà; oltre ai servizi di informazione e comunicazione e quello delle attività finanziarie e assicurative - ormai da tempo in recessione - anche il commercio ed i trasporti registrano battute d'arresto nel 2015.
Continua invece a mostrare segnali di crescita, seppur timidi, il settore secondario, in particolare per i beni intermedi e di investimento, trainati dal recupero dell'export nei mercati extra UE (4,5% a febbraio). Per quanto concerne il settore delle costruzioni, la congiuntura mensile è finalmente favorevole a gennaio 2015, nonostante una media sui tre anni ancora negativa (-1,6%).
 
Trasferendo l'attenzione dalle imprese alle famiglie italiane, i primi mesi del 2015 registrano un miglioramento nella spesa e nell'indice del clima di fiducia dei consumatori, ma tale fiducia non riguarda i giudizi sul bilancio familiare e le possibilità future di risparmio.
In altre parole, le famiglie credono - e sperano - che il peggio sia ormai alle spalle, ma non vedono comunque un futuro tanto roseo da permettere un incremento del risparmio.
 
Purtroppo anche l'andamento del mercato del lavoro non fornisce un valido sostegno al clima di fiducia, poichè a febbraio l'occupazione è tornata a diminuire (-0,2%) ed è salita la quota dei cosiddetti "lavoratori scoraggiati", i quali non cercano un lavoro perchè ritengono di non riuscire a trovarlo.
 
Infine, si sottolinea che in base alle stime preliminari, il tasso tendenziale dei prezzi al consumo per l'intera collettività si conferma negativo per il terzo mese consecutivo ed in assenza di rapidi mutamenti del quadro internazionale, si prevede una deflazione fino ai mesi estivi.
 
I primi giorni del 2015 consegnano un'evoluzione dell'economia italiana piuttosto controversa: se, da una parte, gli indicatori reali continuano ad essere mediamente negativi, gli indici prospettici segnalano una ripresa, anche significativa. Si può quindi immaginare una fase caratterizzata da un forte slancio emotivo, tanto in ambito imprenditoriale, quanto sociale, dove il vero nodo da sciogliere sarà il livello di risorse disponibili per costruire un budget sufficiente per finanziare tale slancio.
 
L'importante non è prevedere il futuro ma renderlo possibile - Antoine de Saint-Exupéry
 
 
BIBLIOGRAFIA
  • NOTA MENSILE ISTAT N. 3 - marzo 2015.