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Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e dicembre sono state 585.356 (-16,1% rispetto al 2022), 1.041 delle quali con esito mortale (-4,5%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 72.754 (+19,7%)

ROMA - Nella sezione “Open data” del sito Inail sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all’Istituto entro il mese di dicembre. Nella stessa sezione sono pubblicate anche le tabelle del “modello di lettura” con i confronti “di mese” (dicembre 2022 vs dicembre 2023) e “di periodo” (gennaio-dicembre 2022 vs gennaio-dicembre 2023).

Gli open data pubblicati sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Inail, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2023, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia. In occasione della presentazione della Relazione annuale dell’Istituto, saranno disponibili dati più consolidati rispetto a quelli diffusi con le rilevazioni mensili, corredati anche dall’informazione sugli esiti della definizione amministrativa (riconosciuti, negativi e in istruttoria).

Nel numero complessivo degli infortuni sono comprese anche le comunicazioni obbligatorie effettuate ai soli fini statistici e informativi da tutti i datori di lavoro e i loro intermediari, compresi i datori di lavoro privati di lavoratori assicurati presso altri enti o con polizze private, degli infortuni che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento.

Ciò premesso, nel 2023 si registra, rispetto al 2022, una decisa riduzione delle denunce di infortunio in complesso (dovuta quasi esclusivamente al notevole minor peso dei casi di contagio da Covid-19), un calo di quelle mortali e una crescita delle malattie professionali.


DENUNCE DI INFORTUNIO

Gli infortuni denunciati all’Inail entro il mese di dicembre 2023 sono stati 585.356, in calo rispetto ai 697.773 del 2022 (-16,1%), in aumento rispetto ai 555.236 del 2021 (+5,4%) e ai 554.340 del 2020 (+5,6%), e in diminuzione rispetto ai 641.638 del 2019 (-8,8%).

A livello nazionale i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano nel 2023 rispetto al 2022 un decremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 607.806 del 2022 ai 491.165 del 2023 (-19,2%), mentre quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, hanno fatto registrare un aumento del 4,7%, da 89.967 a 94.191.

A dicembre di quest’anno il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un -19,8% nella gestione Industria e servizi (dai 578.340 casi del 2022 ai 463.950 del 2023), un + 0,4% in Agricoltura (da 25.999 a 26.096) e un +2,0% nel Conto Stato (da 93.434 a 95.310). Si osservano decrementi degli infortuni in occasione di lavoro in molti settori produttivi, in particolare l’Amministrazione pubblica, che comprende l’attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e gli amministratori regionali, provinciali e comunali (-54,8%), la Sanità e assistenza sociale (-51,2%) e il Trasporto e magazzinaggio (-37,2%).

In controtendenza alcuni settori del comparto manifatturiero, come quelli delle bevande (+24,9%), della fabbricazione di autoveicoli (+22,0%), della riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (+8,7%), dell’abbigliamento (+5,4%), ma anche nella fornitura di acqua-reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento (+14,3%), nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+4,4%) e nelle costruzioni (+4,1%).

L’analisi territoriale evidenzia una diminuzione delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente al Sud (-20,6%) e nel Nord-Ovest (-19,6%), seguiti da Isole (-18,6%), Centro (-15,9%) e Nord-Est (-9,9%). Tra le regioni con i maggiori decrementi percentuali si segnalano la Campania, la Liguria, il Molise e il Lazio.

Il calo che emerge dal confronto del periodo gennaio-dicembre 2022 e 2023 è legato sia alla componente femminile, che registra un -27,6% (da 286.522 a 207.484 casi denunciati), sia a quella maschile, che presenta un -8,1% (da 411.251 a 377.872). Il decremento ha interessato sia i lavoratori italiani (-18,9%) sia quelli comunitari (-13,7%) ed extracomunitari (-0,1%). L’analisi per classi di età rileva diminuzioni in tutte le fasce, a eccezione di quella degli under 20 (dove circa nove infortuni su 10 riguardano gli studenti) che registra un +11,7%.


CASI MORTALI

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel 2023 sono state 1.041, 49 in meno rispetto alle 1.090 registrate nel periodo gennaio-dicembre 2022 (-4,5%), 180 in meno rispetto al 2021, 229 in meno rispetto al 2020 e 48 in meno rispetto al 2019. Per un confronto più corretto e puntuale si dovrà fare riferimento alla Relazione annuale dell’Istituto, in occasione della quale saranno diffusi gli open data annuali con l’aggiornamento al 30 aprile 2024 del quinquennio 2019-2023, più consolidati di quelli mensili rilevati al 31 dicembre di ciascun anno.

A livello nazionale i dati del 2023 evidenziano rispetto al 2022, pur nella provvisorietà dei numeri, un decremento solo dei casi mortali in itinere, scesi da 300 a 242, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro passano da 790 a 799. Il calo ha riguardato solo l’Industria e servizi (da 936 a 884 decessi), mentre l’Agricoltura sale da 118 a 119 e il Conto Stato da 36 a 38.

Dall’analisi territoriale emergono cali nel Nord-Ovest (da 301 a 270 casi), nel Nord-Est (da 245 a 233) e al Centro (da 225 a 193) e incrementi al Sud (da 235 a 255) e nelle Isole (da 84 a 90). Le regioni che presentano i maggiori aumenti sono Abruzzo (+15), Friuli Venezia Giulia (+12) e Sicilia (+5), mentre i cali più consistenti sono stati registrati in Toscana (-21), Piemonte (-18) e Veneto (-12).

La flessione rilevata tra il 2022 e 2023 è legata sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono diminuiti da 120 a 86, sia a quella maschile (da 970 a 955). In calo sia le denunce dei lavoratori italiani (da 881 a 837) sia quelle dei comunitari (da 53 a 48), mentre tra gli extracomunitari i decessi sono stati 156 in entrambi i periodi. Dall’analisi per classi di età si registrano diminuzioni nelle fasce 25-44 anni (da 297 a 256 casi) e 45-59 anni (da 510 a 457) e aumenti tra gli under 25 (da 55 a 75) e tra i 60-74enni (da 211 a 236).

Al 31 dicembre di quest’anno risultano 15 denunce di incidenti plurimi per un totale di 36 decessi, 22 dei quali con mezzo di trasporto coinvolto (stradali, ferroviari, ecc.). Nel periodo gennaio-dicembre 2022 gli incidenti plurimi erano stati 19 per un totale di 46 decessi, 44 dei quali stradali.


DENUNCE DI MALATTIA PROFESSIONALE

Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel 2023 sono state 72.754, circa 12mila in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (+19,7%). L’incremento è del 31,6% rispetto al 2021, del 61,6% sul 2020 e del 18,7% rispetto al 2019.

I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno mostrano un aumento del 20,7% nella gestione Industria e servizi (da 50.185 a 60.591 casi), del 14,5% in Agricoltura (da 10.041 a 11.500) e del 21,0% nel Conto Stato (da 548 a 663). L’incremento delle denunce interessa tutte le aree del Paese, a partire dal Sud (+27,3%), seguito da Nord-Ovest (+20,4%), Centro (+19,7%), Nord-Est (+16,2%) e Isole (+8,4%). Tra le regioni fanno eccezione la Valle d’Aosta (-17,2%) e la Calabria (-3,2%).

In ottica di genere si rilevano 8.748 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 44.859 a 53.607 (+19,5%), e 3.232 in più per le lavoratrici, da 15.915 a 19.147 (+20,3%). L’aumento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 56.128 a 66.735 (+18,9%), sia quelle dei comunitari, da 1.501 a 1.879 (+25,2%), e degli extracomunitari, da 3.145 a 4.140 (+31,6%).

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nel 2023, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori, dalle patologie del sistema respiratorio e dai disturbi psichici e comportamentali.

Comunicati stampa Inail

 

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ISEE 2024 Chiarimenti Inps sull’esclusione dal calcolo dei titoli di Stato e dei prodotti finanziari di raccolta del risparmio
La legge di Bilancio ha previsto l’esclusione dal calcolo dell’Isee, fino a un valore complessivo di 50.000 euro, dei titoli di Stato e dei prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato. L’entrata in vigore di questa disposizione, avverte l’Inps, “non è immediata essendo subordinata all’approvazione delle modifiche al regolamento sulla disciplina dell’Isee. Resta pertanto immutata la disciplina Isee relativa al patrimonio mobiliare. Rimane quindi l’obbligo di indicare nella Dichiarazione sostitutiva unica presentata da gennaio 2024 tutti i rapporti finanziari in possesso delle famiglie al 31 dicembre 2022”.
E’ quanto chiarito nel Messaggio numero 165 del 12-01-2024.

Comunicato Stampa Inps

 

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Gli utenti che hanno presentato domanda di Assegno di Inclusione entro il 31 Gennaio potranno
visualizzare nel portale istituzionale dell’Inps, all’interno della procedura ADI, se questa è stata
accolta, respinta oppure posta in evidenza o sospesa per la necessità di un supplemento istruttorio.
Qualora la domanda risultasse in evidenza per Isee con difformità, il richiedente riceverà una
specifica comunicazione e avrà 60 giorni per integrare la documentazione, colmare le omissioni
oppure ripresentare una nuova DSU. Decorso inutilmente tale termine, la domanda sarà respinta.
Le domande con una incongruenza tra DSU e stato di famiglia, risultante dagli archivi a
disposizione dell’Istituto, e quelle per le quali è stata dichiarata una situazione di svantaggio sono
sospese per le opportune ulteriori verifiche.
Tali domande saranno comunque definite decorsi 60 giorni dall’inizio della sospensione. In
particolare, in base al principio del silenzio assenso, qualora entro il predetto temine, la condizione
di svantaggio non sia certificata dall'amministrazione preposta alla verifica, l’INPS sarà tenuta a
considerare la domanda accolta e a procedere al pagamento.
Sono inoltre sospese le domande per cui si rende necessario un supplemento istruttorio in ordine
ai requisiti reddituali o alla presenza di una persona disabile nel nucleo familiare. In questi ultimi
casi, la necessità di ulteriori verifiche sarà comunicata agli interessati e l’esito definitivo sarà reso
noto entro il corrente mese.
Si ricorda che, rispetto alle domande respinte, è possibile presentare istanza di riesame, entro 30
giorni dalla comunicazione del provvedimento, o ricorso giudiziario. A tal fine, dal prossimo 27
febbraio, direttamente dal portale istituzionale dell’INPS, sarà visualizzabile il dettaglio delle
causali di reiezione della domanda.

Inps Comunica
Roma, 15 febbraio 2024

 

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A partire dalla pubblicazione dei dati riferiti al mese di gennaio 2024, l’Istat avvia la diffusione degli indici del clima di fiducia nella nuova base 2021=100. Per tutti i dettagli relativi al cambio base si rimanda alla Nota Informativa “Indagini sulla fiducia delle imprese e dei consumatori” pubblicata unitamente a questa statistica flash.

A gennaio 2024 si stima un complessivo miglioramento del clima di opinione degli operatori economici: l’indice del clima di fiducia dei consumatori aumenta da 95,8 a 96,4 e l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese sale da 97,3 a 98,1.

In relazione ai consumatori, si evidenzia un’evoluzione positiva delle valutazioni sulla situazione economica generale, su quella futura e su quella corrente; i giudizi e le attese sulla situazione personale sono improntati ad una maggior cautela. Più in dettaglio: il clima economico e quello futuro registrano gli incrementi più consistenti (il primo passa da 99,7 a 103,1 e il secondo da 96,4 a 97,2); il clima corrente aumenta da 95,4 a 95,8 e il clima personale diminuisce da 94,4 a 93,9.

Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia aumenta in tutti e quattro i comparti economici indagati, seppur con intensità diverse: nella manifattura e nel commercio al dettaglio si registrano gli incrementi più marcati (rispettivamente da 87,3 a 88,3 e da 104,0 a 106,6) mentre nei servizi e nelle costruzioni si stima un aumento più contenuto (l’indice sale, nell’ordine, da 102,4 a 102,6 e da 106,7 a 107,0).

Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura tutte le variabili registrano un’evoluzione positiva; nel comparto delle costruzioni si stima un deterioramento dei giudizi sugli ordini ed un aumento delle attese sull’occupazione.

Passando ai servizi di mercato, giudizi sugli ordini in peggioramento si uniscono a valutazioni sull’andamento dell’azienda e ad attese sugli ordini in miglioramento. Nel commercio al dettaglio, i giudizi sulle vendite mostrano una dinamica negativa in presenza di una diminuzione del saldo relativo alle scorte di magazzino e di una crescita delle attese sulle vendite.

Il commento
A gennaio 2024 il clima di fiducia delle imprese aumenta per il secondo mese consecutivo registrando il valore più elevato da aprile 2023. L’evoluzione positiva dell’indice è dovuta ad un miglioramento della fiducia in tutti i comparti economici indagati.

L’indice di fiducia dei consumatori cresce, senza interruzioni, dallo scorso novembre e raggiunge la quota più alta da giugno 2023. Tutte le variabili componenti l’indicatore sono in miglioramento ad eccezione delle opinioni sull’opportunità/possibilità di risparmiare e di quelle sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli nella fase attuale.

Tipo di documento: COMUNICATO STAMPA

 

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Giovedì 8 febbraio a Roma, il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha presentato la nona edizione dell’indagine intitolata “Città e demografia d’impresa: come è cambiato il volto delle città, dai centri storici alle periferie, negli ultimi dieci anni” 1. Questo studio analizza in modo approfondito l’evoluzione del tessuto commerciale e delle imprese nelle città italiane nel corso dell’ultimo decennio.

Ecco alcuni punti chiave emersi dall’analisi:

-Declino delle attività tradizionali: Nel corso degli ultimi dieci anni, sono spariti oltre 110.000 negozi al dettaglio dalle città italiane. Questo trend negativo coinvolge sia le attività di commercio al dettaglio che quelle di commercio ambulante. Le attività tradizionali, come i negozi di abbigliamento, libri, giocattoli e mobili, sono diminuite nei centri storici, mentre sono aumentate quelle che offrono servizi e tecnologia, come farmacie e servizi di telefonia.

-Crescita delle attività di alloggio e ristorazione: Nel periodo tra il 2012 e il 2023, le attività di alloggio e ristorazione sono aumentate di quasi 10.000 unità. In particolare, i bed and breakfast hanno registrato una crescita esponenziale, con un aumento del 168% nei centri storici del Sud e dell’87% in quelli del Centro-Nord.

-Impatto dell’occupazione straniera: Le imprese italiane attive nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi sono diminuite, mentre quelle straniere sono aumentate del 30,1%. Interessante notare che metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia proviene proprio da questi settori. Il commercio continua a essere una strada di integrazione per gli stranieri.

 

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Unicredit Interessi netti: 14 miliardi di euro, con un aumento del 31,3% rispetto all’anno precedente.  

Unicredit, una delle principali banche italiane, ha recentemente annunciato risultati eccezionali per il 2023, con un utile netto di 8,6 miliardi di euro, in aumento del 50% rispetto all'anno precedente. Questo notevole incremento è stato trainato principalmente dall'incremento degli interessi netti, che hanno registrato un aumento del 31,3%, raggiungendo i 14 miliardi di euro. Tale risultato riflette le politiche monetarie più restrittive adottate dall'Unione Europea per contrastare l'inflazione, che hanno influito notevolmente sulla situazione economica italiana.

Sebbene Unicredit - e non solo - abbia riportato risultati positivi, è importante considerare le possibili implicazioni di tali successi su diverse fasce della società:

Piccole aziende: L'aumento dei tassi di interesse e le politiche di prestito restrittive potrebbero avere un impatto negativo sulle piccole imprese, che spesso dipendono dai finanziamenti bancari per le loro attività quotidiane. 

Privati cittadini: I privati cittadini potrebbero essere interessati a come ciò si tradurrà in servizi bancari e condizioni di prestito. L'aumento dei profitti potrebbe portare a una maggiore stabilità finanziaria per la banca, ma potrebbe anche significare tassi di interesse più elevati sui prestiti e commissioni bancarie per i clienti.

L'eccezionale performance delle banche italiane nel 2023 rappresenta quindi una doppia spada per l'economia nazionale, poiché indica una solida crescita del settore bancario ma potrebbe comportare sfide per le piccole imprese e i privati cittadini nell'accesso al credito e nei servizi finanziari.

 

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Adeguati assetti organizzativi e contabili: Protocollo d’intesa Ance-Commercialisti
In arrivo check-list operative tarate sulle specificità delle imprese del settore delle costruzioni

L’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e il Consiglio nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per valutare l’impatto sulle imprese del settore delle costruzioni dei nuovi obblighi sugli assetti organizzativi, amministrativi e contabili richiesti dalle recenti novità introdotte dal Codice civile e dal Codice della crisi d’impresa.
Su questo aspetto i commercialisti avevano già pubblicato delle linee guida, in forma di check list operative, per testare il grado di adeguamento di professionisti ed imprese ai nuovi criteri di gestione aziendale per prevenire la crisi d’impresa.

L’accordo, siglato dai presidenti di ANCE e CNDCEC, Federica Brancaccio e Elbano de Nuccio, prevede di creare uno specifico servizio on-line per le imprese del settore delle costruzioni, adattando le check list operative alle specificità delle imprese associate all’ANCE, la cui attività è caratterizzata da cicli di produzione pluriennali e da differenti tipologie di lavorazioni. Il test on-line consentirà di valutare in che modo le imprese del settore si stanno adattando ai nuovi assetti aziendali in funzione anticrisi fornendo, tramite un software, una valutazione immediata sulla base delle informazioni inserite.

L’accordo getta anche le basi per una futura e reciproca collaborazione dell’ANCE e del CNDCEC su ulteriori tematiche di interesse comune.

Comunicato stampa ANCE 8 febbraio 2024

 

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Francesco Cacchiarelli economista di impresa

Iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Viterbo, al numero 084 sezione A, anzianità 1989

Iscritto nel Registro dei Revisori Legali MEF, al numero 103287 sezione A, anzianità 1999

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I professionisti della Qaserpmi sono sempre a vostra disposizione per ulteriori informazioni o approfondimenti.

Per contattarci Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.   - collaboriamo anche con revisori, istituti bancari, CFO, consulenti, organismi di vigilanza, fondi interprofessionali.

 

Mia considerazione: Le check list operative per gli adeguati assetti societari rappresentano uno punto di partenza importante per valutare e garantire la corretta organizzazione aziendale. 
Tuttavia, va sottolineato che queste check list rappresentano solo una "fotografia" dell'attuale situazione aziendale e non costituiscono da sole una soluzione.
Una volta ottenuti i risultati dalle check list, si rende necessaria l'azione concreta. La questione si sposta quindi su come implementare effettivamente i cambiamenti necessari e chi sia responsabile di ciascun passaggio. Questa fase richiede la progettazione di un piano che delinei chiaramente le fasi da intraprendere e i ruoli e le responsabilità di ciascun attore coinvolto.
In definitiva, le check list rappresentano uno strumento di partenza per valutare gli assetti aziendali, ma la loro efficacia si realizza attraverso l'azione concreta, il monitoraggio costante e la collaborazione tra imprenditori, organi di controllo, professionisti e consulenti.

 

Al via il primo modulo della Riforma fiscale. Pronte le istruzioni per l’Irpef 2024 con sole 3 aliquote   
Pubblicate le istruzioni operative sulla prima parte della riforma fiscale che si applicherà nel 2024 e prevede la riduzione delle aliquote da 4 a 3: la prima del 23 per cento per i redditi fino a 28mila euro; poi del 35 per cento per i redditi superiori a 28 e fino a 50mila ed infine del 43% sopra questa ultima soglia. Scompare quindi la vecchia aliquota del 25% che si applicava da 15 mila a 28mila euro di reddito. La circolare 2/E - pdf di oggi fornisce così agli uffici dell’amministrazione finanziaria le indicazioni per applicare correttamente le norme contenute nel decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216. Ulteriori novità del 2024 riguardano, inoltre, la detrazione da lavoro dipendente con un aumento di 75 euro, la riduzione dell’ammontare delle detrazioni spettanti per alcuni oneri per i redditi sopra i 50 mila euro e l’abrogazione dell’agevolazione per la capitalizzazione delle imprese (ACE).

Scaglioni e aliquote ridotte da 4 a 3 e innalzate di 75 euro le detrazioni per redditi da lavoro dipendente – In pratica, spiega il documento di prassi, limitatamente al periodo d’imposta 2024, sono ridotti da quattro a tre gli scaglioni di reddito e le corrispondenti aliquote (23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro; 35 per cento per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro; 43 per cento per i redditi che superano 50.000 euro). Al contempo, è inoltre innalzata di 75 euro, da 1.880 a 1.955 euro, la detrazione per i titolari di redditi di lavoro dipendente e per taluni redditi assimilati a condizione che il reddito complessivo non superi 15.000 euro. In altri termini, per il 2024, la no-tax area sale a 8.500 euro per i lavoratori dipendenti.

Addizionali regionale e comunale – I Comuni, le Regioni e le Province autonome hanno tempo fino al 15 aprile 2024 per adeguare la disciplina delle addizionali regionale e comunale alla nuova articolazione degli scaglioni e delle aliquote dell’IRPEF.

Sopra i 50mila euro taglio delle detrazioni di 260 euro - Per i contribuenti titolari di un reddito complessivo superiore a 50.000 euro, l’ammontare della detrazione dall’imposta lorda spettante in relazione agli oneri la cui detraibilità è fissata nella misura del 19 per cento è ridotto di un importo pari a 260 euro. Il taglio interessa anche le erogazioni liberali a favore dei partiti politici e i premi di assicurazione per rischio eventi calamitosi, sono invece escluse le spese sanitarie. Per i titolari di reddito complessivo superiore a 120.000 euro, la decurtazione di 260 euro sarà applicata alla detrazione dall’imposta lorda che risulta già ridotta per effetto della riduzione progressiva delle detrazioni del 19% introdotta dalla manovra per il 2020 e regolata dall’articolo 15, comma 3-bis, del TUIR.

Addio all’Ace – Il decreto legislativo sul primo modulo di riforma dell’Irpef ha inoltre disposto l’abrogazione, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023, dell’agevolazione alla capitalizzazione delle imprese (Ace), un aiuto finalizzato a favorire la crescita economica delle aziende riequilibrando il trattamento fiscale tra le società che si finanziano con debito e quelle che si finanziano con capitale proprio. Al riguardo, precisa la Circolare, il decreto stabilisce la cancellazione dell’Ace fino ad esaurimento dei relativi effetti, quindi sono da intendersi salve le deduzioni pregresse non utilizzate per carenza di imponibile e che quindi potranno comunque essere utilizzate nelle dichiarazioni dei redditi successive.

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Comunicato stampa del 6 febbraio 2024

 

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