Sono 930 le imprese agricole che hanno risposto alle domande dell’indagine qualitativa sull’accesso al credito condotta dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) alla fine del 2015 e l’analisi delle risposte aggregate ha evidenziato luci ed ombre del comparto, nonché alcune specificità.
 
La prima tra le note distintive è l’assenza di credit crunch, poiché nel 2015 gli impieghi concessi al settore agricolo sono cresciuti di mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente, con un valore assoluto di 44 miliardi di euro. Tale dato positivo va comunque considerato alla luce di due importanti aspetti, ovvero il limitato peso dell’agricoltura nel complesso del credito bancario (5%) e la fuoriuscita dal mercato di quasi il 10% degli operatori tra il 2012 ed il 2015 (fonte Infocamere).

Di particolare interesse risultato le risposte fornite dalle aziende aderenti all’indagine in merito alle motivazioni addotte per il ricorso al credito durante il 2015. Tra queste, infatti, il 52% ha dichiarato di recuperare liquidità al fine di sostenere la mera attività ordinaria (il 7% in più rispetto al 2014) e il 43% è ricorso al credito per investimenti a medio-lungo termine, quali - ad esempio - la costruzione di fabbricati rurali, l’acquisto di macchinari o attrezzature (il 9% in più rispetto al 2014). Infine, risultano praticamente nulli i prestiti richiesti dalle aziende agricole per sostenere l’innovazione, in attesa, molto probabilmente, dell’arrivo dei bandi per i Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) 2016.

A conti fatti, solo un quinto delle aziende agricole è ricorsa al credito bancario nel 2015, confermando i trend degli anni passati e la forte propensione del settore al ricorso quasi esclusivo al capitale proprio, nonostante sia in miglioramento la percezione dell’accesso al credito. In questo senso, un forte contributo arriva dalla riduzione dei tassi di interesse dei prestiti e dal ridimensionamento delle garanzie richieste dagli istituti bancari.
Nonostante i dati sul settore agricolo possano apparire almeno in parte rassicuranti, gli operatori del settore primario si sono espressi con preoccupazione in merito alla richiesta di credito, poiché dovuta sostanzialmente a problemi finanziari determinati da crediti non riscossi e da debitori insolventi.
La criticità più evidente, quindi, risulta l’espulsione dal mercato delle Micro, Piccole e Medio Imprese (MPMI), le quali rispondono con maggiori difficoltà alle crisi di liquidità rispetto ad aziende più strutturate.
 
Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 18/09/2016